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Processo e morte di Stalin
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Processo e morte di Stalin - Eugenio Corti - copertina
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Processo e morte di Stalin

Descrizione


La tragedia Processo e morte di Stalin - la cui stesura risale al 1960-1961 venne rappresentata per la prima volta a Roma il 3 aprile 1962 al teatro della Cometa, dalla Compagnia Stabile di Diego Fabbri. Due anni più tardi, nel 1964, l'opera venne tradotta in lingua russa, e nel 1969 in lingua polacca da esuli dissidenti di quelle nazioni. Il testo russo ha avuto la rara sorte di circolare nell'Unione Sovietica attraverso il samizdat (o autoeditoria clandestina), quello polacco è valso all'autore l'onorificenza di "Cavaliere di Polonia", da parte del governo democratico polacco, che in quegli anni ancora sopravviveva in esilio a Londra. Nel frattempo si era venuto sempre più affermando nella cultura italiana - fino a conquistarvi una sorta d'egemonia - l'indirizzo promarxista. Ciò ha comportato l'isolamento e l'emarginazione di quest'opera. Molto più tardi, costretti dalle rivelazioni dei capi russi, i comunisti e i progressisti italiani hanno dovuto riconoscere come veri tutti i fatti che costituiscono materia della presente opera, e li hanno pubblicamente deprecati. In ogni caso rimane il fatto che in queste pagine l'autore ha non solo individuato con decenni d'anticipo, e con straordinaria lucidità, il fallimento inevitabile del comunismo, ma ne ha anche indicate le ragioni con una chiarezza alla quale in seguito non sono pervenuti né i teorici russi, né gli studiosi occidentali.
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Dettagli

8
2010
29 novembre 2010
128 p., Brossura
9788881555192

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agapetòs
Recensioni: 5/5

Stupendo. Quando l'autore portò l'opera da Garzanti, che aveva pubblicato altri due suoi libri, si sentì dire: “Guardi, noi non glielo pubblichiamo, ma se lei ha fatto questa scelta e tende a seguire questo indirizzo, ci dispiace dirle che non intendiamo pubblicarle più neanche gli altri due”. L'opera mostra in modo documentato come lo stalinismo sia esattamente il compimento e non un tradimento del marxismo: del resto Marx stesso indicò nella violenza “la levatrice di ogni vecchia società, gravida di una nuova società”. Da non perdere anche gli allegati "scritti sul comunismo". Si capisce che libri come questo diano fastidio a chi a suo tempo ha indicato Unione Sovietica e Cina come modelli di società e oggi vuole far scendere l'oblio sui crimini compiuti dai regimi comunisti.

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gianfranco stivaletti
Recensioni: 5/5

L' originalità di quest' opera teatrale sta nella struttura , che ricalca quella della Tragedia Greca Classica ; con l' intervento , tra un' azione e l' altra , del " coro " , rappresentato ora dai familiari delle vittime del tiranno , ora dai suoi accusatori . Ciò rende ancora più " drammatica " la figura di Stalin , un uomo che Corti ci presenta come vittima e prigioniero di se stesso ; della sua pretesa di aver voluto costruire un sistema " infallibile " perchè " scientifico " , simile al Capaneo dantesco ostinato nella sua ribellione a Dio . Il castigo e la sconfitta più cocente di Stalin sta nell' abbandono dei suoi più stretti collaboratori , divenuti accusatori implacabili . Solo chi , come Corti , ha conosciuto di persona la realtà dell' Unione Sovietica poteva scrivere un libro così ragionato sul Comunismo .

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pol
Recensioni: 1/5

Banalità e anticomunismo di maniera che ormai non stupisce piu'. Roba che neppure i libertari pubblicherebbero piu'. Comunque, auguri. Valutazione: sottozero. Poco buono, anzi pessimo

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Eugenio Corti

1921, Besana in Brianza

Studia al collegio San Carlo di Milano ma nel 1941, dopo che l'Italia entra in guerra, Corti su arruola e diventa sottotenente d'artiglieria. Nel 1947 si laurea in Giurisprudenza. Tra le sue opere di narrativa si ricorda Il cavallo rosso (1983), I più non ritornano (1947), e Il Medioevo e altri racconti (2008). Tra i saggi Processo e morte di Stalin - tragedia (1962), Il fumo nel tempio (1996).Nel 2000 ha ricevuto il premio internazionale «Al merito della cultura cattolica»; nel 2007 l’Ambrogino d’oro, da parte del Comune di Milano; nel 2009 il Premio Isimbardi della Provincia di Milano e nel 2010 il Premio per meriti culturali della Regione Lombardia.

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