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Il primo sangue - Federico Platania - copertina
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Il primo sangue - Federico Platania - copertina

Descrizione


Andrea vive insieme ai genitori in condizioni economiche precarie, in un quartiere popolare alla periferia di Roma. È ossessionato dai tanti "disperati", extracomunitari, zingari, barboni, persone che vivono in condizioni estreme, che incontra per strada o in autobus andando e tornando dal lavoro. Un giorno entra nella sua vita Francesco, figlio di un ricco industriale milanese, e tra i due, nonostante lo stile di vita e l'estrazione sociale così diversa, nasce un'imprevista amicizia: le loro collere individuali si incontrano e tutto prende fuoco. Nel crescendo degli avvenimenti Andrea accetterà, in cambio di denaro, di diventare il braccio armato del piano di morte di Francesco, che progetta l'omicidio del padre per ottenerne l'eredità. Per Andrea potrebbe essere l'occasione per allontanare da sé lo spettro della povertà, dell'indigenza, quella desolazione urbana con cui si scontra ogni giorno. Un romanzo che racconta la ferocia della disperazione e nel contempo delinea i tratti di una periferia sempre più masochista, una waste land dove il denaro, che appare come unica via d'uscita, incrocia tragicamente la strada della violenza.
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Dettagli

2008
19 novembre 2007
128 p.
9788887433890

Voce della critica

Andrea vive con i suoi genitori in una casa minuscola e lavora in una mensa tirando su novecento euro al mese. Trascorre la sua vita in una periferia romana infestata dalla miseria, dal risentimento, dalla follia. I cittadini di questo mondo sono i poveri, i barboni, gli immigrati e, odiati da tutti, gli zingari, sui quali piovono pletore di maledizioni in odore di nazismo; ma in questo mondo grigio si incontrano anche sciamani in tuta da lavoro, sentinelle del caos in mimetica, manager senza scarpe: personificazioni del degrado economico e mentale che spesso camminano sul confine tra realtà e allucinazione. Sulla strada che Andrea percorre per andare e tornare dal lavoro compare un giorno il cane nero senza nome, bestia splendida e terribile, quasi metafisica. Il padrone del cane, Francesco, figlio di un ricchissimo industriale milanese, si è recato a Roma per vendere una villa del padre. Apparentemente distanti, Andrea e Francesco vivono entrambi come davanti a una vetrina piena con la porta sbarrata; le loro sono due esistenze cicliche: l'incubo non è la precarietà del lavoro, bensì la schiavitù a un eterno presente, che ha il volto della miseria per Andrea e dell'impenetrabile cassaforte paterna per Francesco, e la minaccia, connaturata a ogni esistenza, della caduta improvvisa nell'abisso. La conclusione cui entrambi giungono è "O la follia o la violenza", o stare male o fare il male. Le convenzioni e le morali sono resistenti, ma non inespugnabili, e mostrano il fianco proprio quando il reale appare con il volto arrogante dell'immobilità. La lingua di Platania è perfetta, scorre e trascina, i capitoli sono tranciati da lampi di introspezione secca e disperata. Come il quartiere di Andrea, il libro ringhia paura e rabbia. Un senso di oppressione fisico e verbale che è pronto a esplodere da un momento all'altro. Jacopo Nacci

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