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Il primitivo - Stephen Amidon - copertina
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Il primitivo
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Il primitivo - Stephen Amidon - copertina

Descrizione

Un romanzo dall'autore de Il capitale umano, in cui una banale deviazione sconvolge un'intera esistenza.

«Il primitivo è un libro che riflette sul capitalismo e sul lavoro che si fa unico scopo della vita di un uomo, sulla falsità delle relazioni umane, su che cosa vuol dire conoscere davvero un’altra persona. Un thriller erotico, come è stato giustamente definito.». - Valeria Lattanzio

David Webster ha una vita invidiabile, la moglie più cool della città, la casa in puro stile yuppie e un lavoro che paga le bollette con il minimo sforzo. Quando si verifica l'incidente, sulla strada deserta, fa un tempo da lupi. Per fortuna, la ragazza respira ancora. David decide di non segnalare nulla alla polizia. Un'omissione. Una sorta di bugia. Ce ne saranno altre... Quella sconosciuta, senza documenti e senza bagagli, deve avere, anche lei, parecchie cose da dissimulare. Altrimenti, perché fuggire dall'ospedale, rifiutando poi, con ostinazione, di ritornarci? Una ragazza decisamente strana. Persino inquietante. E affascinante a sufficienza perché David finisca nel suo gioco, diventi il suo amante e cada, alla fine, nella trappola. Con stile teso e nervoso, umorismo genuino e sensualità a profusione, Stephen Amidon, acclamato autore de "Il capitale umano" mette in scena un universo allucinato in cui tutto può accadere. In cui una banale deviazione sconvolge un'intera vita. In cui una semplice uscita di strada si rivela altrettanto pericolosa dell'attraversamento di uno specchio che riflette il lato in ombra della propria esistenza.
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Dettagli

2020
5 ottobre 2020
316 p., Brossura
9788898487127

Voce della critica

Se una sigla indipendente, incosciente e audace si accaparra i diritti per la traduzione di un titolo di Stephen Amidon, scrittore notevole, che in Italia ha pubblicato più di un libro (Il capitale umano il più noto) con Mondadori, c’è di che stare allegri. La banda di White Fly Press, costola delle edizioni Vague, aveva già fatto capire di che pasta intendesse esser fatta pubblicando Odiando Olivia di Mark Safranko (ne abbiamo scritto qui). E adesso, con Il primitivo (313 pagine, 20 euro) di Stephen Amidon, fa un ulteriore salto di qualità. Non è tecnicamente il nuovo romanzo, ma è il terzo dell’autore statunitense, “vecchio” un quarto di secolo. I segni del tempo ci sono, ma non per quanto riguarda la qualità della scrittura, semmai per la rivoluzione digitale non ancora lontanamente compiuta.

Il romanzo, tradotto a quattro mani da Gabriella Montanari e Michael Werli, ha un gran ritmo, un sottofondo di strisciante disperazione, dialoghi convincenti e serrati, e un carico di mistero e inquietudine che sono il valore aggiunto, il motivo maggiore del fascino che emanano queste pagine. Amidon costruisce un libro che ha le fattezze di un thriller erotico ma è una critica senza appello – e naturalmente è un tema che torna nella sua opera – al capitalismo e una vivisezione dei rapporti familiari. Al benestante David Webster non manca nulla, ma tutto cambia nella sua vita, quando travolge con l’auto Sara («la semplice ammissione di una minima colpa fosse in grado di stravolgere l’esistenza di una persona» si dice, dopo aver negato le proprie responsabilità), una misteriosa ragazza: ferita, ma non a morte, fuggita dall’ospedale, ripresentatasi a lui, e accompagnata in un hotel, entrambi mentono, entrambi hanno qualcosa da nascondere.

Amidon rappresenta una giravolta, una vita travolta, un’esistenza, quella di David (copywriter di un’agenzia pubblicitaria), che finisce per mettersi nelle mani di una donna abile a condurlo dove vuole lei. Al mistero iniziale s’aggiungono seduzione e catene, per l’uomo, che paga salatissimo quella che potrebbe sembrare una deviazione innocente, una piccola modifica ai piani della propria vita. La trama s’infittisce, s’intorbidisce, ma senza appesantirsi mai. David si trova in una situazione in cui crede di poter condurre il gioco, ma lo fa solo apparentemente. E tutto comincia ad andare a rotoli. Tra piccoli e grandi segnali. Quando la moglie Mary Beth – con cui si incrocia sempre più di rado – le chiede di fare l’amore si tira indietro con frasi banali, prima che la cena vada in fumo.

Prima di avere consapevolezza piena di quello che lo attende e dei guai che nasconde quella ragazza così diversa dalla moglie, così speciale fra tenebra e luce, David crede ancora di non avere a che fare con un problema, pensa davvero che la vita parallela che in qualche modo ha costruito possa reggere e portarlo da qualche parte, in una direzione giusta.

Finora, lo vedi, ho fatto tutto per bene, ho fatto quello che ci si aspettava da me. Ho sposato la ragazza giusta, ho lavorato nel posto giusto. Una grande casa, gli amici… Ma tutto ciò non c’entrava niente con la vita vera.

Emergono morti, intrighi, truffe nel mondo dell’arte. Si fa cenno perfino al mistero della natività del Caravaggio, quadro che sarebbe nelle mani di Cosa nostra.

Penso a quel Caravaggio, per esempio, La natività di San Lorenzo. È stato rubato negli anni Sessanta e ora circola clandestinamente in Sicilia. Le famiglie mafiose se lo passano tra loro, utilizzandolo come garanzia delle loro transazioni.

Tecnicamente ci sono troppe certezze, non confermate ancora in ambito giudiziario, in questo passaggio. E un’inesattezza, si tratta della Natività con Santi Lorenzo e Francesco che era conservato nell’Oratorio del convento di San Lorenzo di Palermo. Piccolissima sbavatura di un congegno narrativo avvincente, che culmina in un faccia a faccia con la moglie che… Non c’è più nulla da aggiungere, bisogna correre a leggere questo libro che conferma la solidità di un narratore che ha impiegato parecchio per farsi conoscere, ma che è fra quelli da tenere sempre d’occhio a ogni nuova prova.

Recensione di Giosuè Colomba

 

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