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Anno edizione: 2017
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Si era annunciato il regno di Dio, e vennero le ekklēsíai. Il principio ispiratore dello studio condotto da Romano Penna sulle "prime comunità cristiane" si ritrova probabilmente tutto in questa rispettosa declinazione al plurale del celebre, e a suo tempo scandaloso, assioma di Alfred Loisy ("Jésus annonçait le royaume, et c'est l'Eglise qui est venue"). Il "cristianesimo delle origini", come lo definisce l'autore senza alcuna fastidiosa ipoteca ideologica, ma semplicemente esercitando lo sguardo a posarsi ora sulla pluralità degli inizi ora sulla uniformità degli esiti del suo vivace processo evolutivo, può essere qualcosa di diverso dal prodotto preconfezionato di un approccio storiografico che confonda lo studio delle origini cristiane con la ricostruzione a ritroso delle fasi di formazione di un cristianesimo geneticamente unitario. In fondo, questo cristianesimo aurorale, analiticamente risolto e scandito in più "cristianesimi", si rivela solo qualcosa di più di una dicitura di comodo per l'identificazione di un fenomeno religioso e socioculturale a partecipazione corale, per cui, "almeno sul piano documentaristico", in principio era l'ekklēsía e non Gesù, e all'interno del quale la parte riservata all'oscura chiesa asiatica di Filadelfia non è retrospettivamente offuscata da quella assegnata alla comunità che riceverà in seguito il privilegio del soglio pontificale. Ogni attore, individuale o collettivo, di questa secolare vicenda riceve generalmente lo spazio che una scrupolosa esegesi filologico-storica delle fonti è incline ad attribuirgli. Non si accordano vistose prerogative canoniche, né si concedono mai patenti privilegi patristici, magisteriali, conciliari. La ricerca di Penna sulla storia delle origini policentriche e polifoniche di quella che un giorno sarà la religione imperiale "traghetta" agevolmente il lettore da una sponda all'altra del Mediterraneo, dalla Palestina all'Italia, dalla Macedonia ad Alessandria, dal cuore dell'Anatolia alle strade lastricate della Corinto romana, non trascurando di alternare, come si conviene a uno studio specialistico che vuole essere anche un utile e accessibile strumento didattico, ermeneutica scritturistica e storia sociale, lineamenti di storia della storiografia e cenni di antropologia culturale. C'è forse un pensiero che, più e meglio di altri, muovendo da una seducente sentenza di Ernst Bloch, dà il senso di un riuscito equilibrio tra empatia spirituale, coinvolgimento culturale e rigore scientifico: "Non si può pretendere di rinchiudere né in una semplice formula didattica né in un'unica modalità esperienziale la vastità e la sfaccettatura dei dati che in definitiva riguardano l'eccedenza ermeneutica di Dio stesso e del suo inviato Gesù Cristo".
Emiliano Rubens Urciuoli
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