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Gli atti di un convegno (Roma 2007) formano questa collettanea che ben s'inserisce nella bibliografia esistente e che, nel nome di William Shakespeare, offre una ricca varietà di spunti per una riflessione sulla letteratura e sugli studi postcoloniali. Vengono esaminate riletture o risemantizzazioni di opere shakespeariane, trasposizioni cinematografiche, balletti, opere teatrali e di narrativa alla cui origine c'è il lavoro del drammaturgo inglese. Importanti i nomi proposti: J. M. Coetzee, Derek Walcott, Giorgio Manganelli, Marina Warner, per citarne soltanto alcuni. Molti i temi: l'incontro con l'altro, ad esempio, che ne genera la definizione, la necessità di incasellarlo in un gruppo preciso al fine di differenziarlo dai cittadini del mondo occidentale. La contaminazione spaventa, come già suggerito da Shakespeare nel suo Titus Andronicus, oggetto di uno dei saggi. Il presente e il futuro, tuttavia, sono il frutto della commistione tra gli ex colonizzati e gli ex colonizzatori, e così troviamo, ad esempio, un'Ariel femmina capostipite di una discendenza creola. E ricorrono termini quali transculturazione, ibridismo, ma anche schizofrenia e split personality. La collettanea propone altri spunti di riflessione, come la querelle sulla giustezza di certe appropriazioni shakespeariane: viene citato Agostino Lombardo, secondo cui qualunque rivisitazione non deve mai escludere l'originale bensì sostanziarsene, mentre, in contrasto, ma solo apparente, afferma l'attrice e scrittrice Ann-Marie MacDonald che "ogni nuovo approccio non può che giovare a Shakespeare". Insomma, tutto dipende da come ci si appropria di Shakespeare. Se da un lato, quindi, il testo suscita la curiosità verso pregevoli, nuove creazioni artistiche, dall'altro ci rimanda all'originale, al canone dal quale tutto parte. Non da ultimo, troviamo ottimo materiale di riflessione sul teatro come efficacissimo strumento quasi terapeutico per comprendere se stessi e, restando nel campo del postcoloniale, ritrovare le proprie radici. Su altre interessanti dilatazioni dei contenuti ragguaglia l'introduzione di Masolino D'Amico.
Maria Coduri
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