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Dettagli

1997
1 gennaio 1997
170 p.
9788838427442

Voce della critica


recensione di Esposito, E., L'Indice 1998, n. 4

Ciò che mi appare più intenso e autentico del cristianesimo di Mario Luzi, così come ce lo trasmettono queste pagine di riflessione, e che mi sembra importante mettere anzitutto in luce, è la "naturalità" di un'esperienza; che è, certo, esperienza di fede e scelta "ideologica" di campo, ma che nasce e si sostanzia nella quotidianità del vissuto e dei rapporti umani, e che prima e al di là di ogni razionale convinzione e del dogma pone il problema dell'amore: "Il cristianesimo è stato prima di tutto un'ammirazione e una imitazione di mia madre. Io sono entrato per quella porta, che era una porta naturale, ma anche già selettiva"; selettiva perché ella non era "una attivista della fede, ma aveva un senso pieno della carità, che entrava nella sua prassi cristiana in modi continui quanto discreti". E l'amore, la carità, si fanno cardine, pietra angolare di tutto l'edificio.
Per Luzi, che il diavolo e l'inferno esistano o che in senso letterale debba essere intesa la resurrezione dei corpi non sembra avere importanza determinante, né come decisiva si pone per lui la questione del peccato originale. E gli autori prediletti sono Agostino e Pascal e Mauriac, "nella linea dell'agostinianesimo francese, abbastanza contrapposto al cattolicesimo italiano, che, escluso il Manzoni, è più pasquale, meno problematico e meno interiore". Ne deriva l'immagine di un interrogarsi non appagato di soluzioni ormai definite, ma che trova la propria definizione giorno per giorno appunto nella pratica della carità, nella condivisione del dolore, nella convinzione di un divino che parla "dalle cose più inaspettate e tra parentesi".
Che tutto ciò ben si concili con una prassi poetica che si è fatta, soprattutto col tempo, di partecipe e solidale attenzione alla vita di speranza e di sofferenza dell'uomo, e volta anch'essa a cogliere "dalle cose più inaspettate" la vibrazione rivelatrice della loro e della nostra anima, si può giustamente dire. Ma importante è anche notare come questa riflessione si collochi in alcuni momenti accanto alla poesia di Luzi come suo vero e proprio commento, e aiuti a meglio intenderne passi e intenzioni; del resto, dice Luzi, "poesia e preghiera sono forme parallele", ricerca prima del senso vero della parola, e poi invocazione "quando la parola non serve più e occorre un linguaggio altro".
Stefano Verdino ha curato queste pagine stimolando e provocando l'autore, suggerendo nessi e glossando il discorso con una presenza qua e là eccessiva, ma intelligente; e ha aggiunto tre recenti scritti di Luzi (su Giobbe, sul Vangelo, su San Paolo) che utilmente completano questo ritratto interiore.

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Mario Luzi

1914, Castello

(Firenze 1914-2005) poeta italiano. È stata una delle figure cardine del Novecento italiano. Al 1935 risale la sua prima raccolta, La barca, cui è seguito Avvento notturno (1940), testo esemplare dell’ermetismo fiorentino. Foltissima la produzione successiva, che scandisce le tappe e gli sviluppi di un itinerario poetico fra i più ricchi e coerenti del suo secolo: Un brindisi (1946), Quaderno gotico (1947), Primizie del deserto (1952), Onore del vero (1957), confluiti con altri versi sparsi in Il giusto della vita (1960), Nel magma (1963), Dal fondo delle campagne (1965), Su fondamenti invisibili (1971), Al fuoco della controversia (1978, premio Viareggio), Per il battesimo dei nostri frammenti (1985), Frasi e incisi di un canto salutare (1990), Viaggio terrestre...

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