Le politiche della ragione

La scienza è un'attività sociale dove lo scienziato è un membro di una comunità. Si rassegnano più autori: Kuhn, Polanyi,Koyrè, Leibniz, Latour, etc. per criticare le "tecnoscienze" in cui si ha una razionalità puramente operativa, con la verità secondo il criterio del "che funziona". Ancora: Popper, Lakatos, Poincarè, Einstein,Feyerabend, etc. per meglio capire l'attività del singolo scienziato. L'invenzione politica delle scienze (cfr. Aristotele) e la nozione di evento con un parallelo sulla teoria della grazia (Paolo e Agostino), Marx, Darwin e Freud che vengono letti anche in altra prospettiva dal duo Deleuze e Guattari nel potere della finzione per un nuovo uso della ragione. La posizione del cit. "duo" sulla mancanza di creazione e di resistenza al presente. Il "parlamento delle cose" di Latour. La "misura" di cui al sofista Protagora e quale senso debba darsi al termine "verità" da Platone a Heidegger, da Agostino a Lacan. Sembra così che gli scienziati si inventano le esigenze per misurare i vari divenire, non legittimando la separazione tra produzione di sapere e di esistenza, imponendo la finzione come vettore del divenire. Si arriverebbe ad abitudini di pensiero che vanno evitate. Un libro difficile, ma molto molto utile e ancora attuale (ad es. applicatelo al Covid19)!