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Poesie. Testo francese a fronte. Ediz. critica - Aimeric de Peguillan - copertina
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Poesie. Testo francese a fronte. Ediz. critica - Aimeric de Peguillan - copertina

Descrizione


Ricordato da Dante e da Petrarca come uno dei trovatori più illustri del XIII secolo, Aimeric de Peguillan, protagonista dell'"internationalisme vécu" di area europea, approda nell'Italia settentrionale, dove frequenta i casati dei Monferrato, dei Malaspina e degli Estensi. La scelta antologica offre una campionatura della sua produzione letteraria, attraversata da una "clamorosa dicotomia": un côté di tipo giullaresco con testi di registro quotidiano e basso, nei quali l'autore dialoga con Sordello o con Guillem Figueira, e un versante più elevato, in cui l'esaltazione della follia amorosa e l'inutile guerra contro la passione diventano le note caratterizzanti di un'elezione aristocratica di matrice cortese. L'ars retorica del tolosano trova una vasta eco di riprese, non solo in ambito trobadorico, ma anche italiano, dai siciliani ai siculo-toscani, fino a Guittone d'Arezzo. Nel costruire un ponte fra Aimeric e il pubblico di oggi, si è dunque cercato di rendere "leggibile" una produzione lontana dalla nostra sensibilità, e di sottrarre il lettore a una sorta di "atrophie sentimentale", proprio come voleva Aimeric de Peguillan.
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Dettagli

2013
21 marzo 2013
Libro universitario
154 p., Brossura
9788843067633

Voce della critica

Aimeric de Peguillan, trovatore vissuto a cavallo dei secoli XII e XIII, è un tipico rappresentante della svolta professionistica della poesia trobadorica, dopo le grandi generazioni dei poeti fondatori di quasi un secolo di tradizione precedente. Aimeric, di famiglia borghese di Tolosa, è costretto ad andarsene, secondo l'antica biografia anonima, per una faccenda di cuore (o meglio di corna) con una signora della città, con relativo scontro, polemico e fisico, con il marito beffato e il ferimento di quest'ultimo. Quale che sia la ragione, Aimeric si sposta prima in Catalogna e Aragona e poi in Italia settentrionale, presso varie corti (Monferrato, Este, Malaspina), che a quel tempo accoglievano con entusiasmo i maestri di una poesia e del suo corredo di galanterie e raffinatezze al culmine della moda. Poeta aulico, in Italia Aimeric vive della sua poesia e reagisce con indignazione all'inevitabile proliferazione di poetastri e giullaretti, ruffiani e arrivisti (fra cui un giovane Sordello): egli è infatti un maestro del trobar, anche se non dovevano essere molte le differenze nello stile di vita con quelli che criticava ma con i quali intrecciava anche composizioni spiritose. Siamo di fronte a una sorta di rhétoriqueur e giullare insieme, secondo un'azzeccata formula critica, che fa della grandiosità stilistica la cifra del suo valore, come riconosceranno ancora Dante e Petrarca, del cui gusto dobbiamo in fin dei conti fidarci. Anche perché quella di Aimeric è una poesia lontana non solo dalla sensibilità lirica moderna, ma anche da quella fortemente ideologica e pregna di valori culturali che informava la poesia trobadorica delle origini. Aimeric ha comunque delle responsabilità anche nei confronti della nascente poesia italiana, a cui ripropone un modello cortese ormai giunto al termine ma tecnicamente interessante e ricco di suggestioni per quello che di lì a poco nascerà in Italia. Walter Meliga

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