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Pinocchio in camicia nera. Quattro pinocchiate fasciste - copertina
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Pinocchio in camicia nera. Quattro pinocchiate fasciste - copertina

Dettagli

2008
1 gennaio 2008
144 p., ill. , Brossura
9788889056301

Voce della critica

Quando le favole mettono la divisa, vuol dire che ogni momento dell'immaginario deve essere colonizzato e per tempo; se spesso la produzione per l'infanzia è territorio ideologico, alcune epoche hanno più crudelmente inciso in questo ambito. Se spesso, ad esempio, sono state analizzate le relazioni complesse con il fascismo dell'immaginario salgariano (come accadeva nella notevole ricerca di Adolfo Scotto di Luzio, L'appropriazione imperfetta. Editori, biblioteche e libri per ragazzi durante il fascismo, edito nel 1996 dal Mulino) e le non meno improbabili corone di preghiere a fumetti dedicate anche all'uomo della provvidenza antologizzate a suo tempo da Umberto Silva nell'interessante I fumetti del papa (Mazzotta, 1976), meno frequentate erano state le trasformazioni in orbace di Pinocchio. Luciano Curreri, cu si deve un intervento sul tema inserito nell'edizione Einaudi del capolavoro di Collodi del 2001, colma ora una lacuna pubblicando questo interessante volume. Tra le quattro ineffabili appropriazioni indebite del burattino più famoso del mondo, colpisce soprattutto quella di Giuseppe Petrai, Avventure e spedizioni punitive di Pinocchio fascista. Il giovane burattino-squadrista spiega il nuovo regime al padre Geppetto, che seppure può vantare trascorsi garibaldini, a dire il vero è non poco stonato dall'età o dal troppo uso di alcol, e poi gli chiede in prestito una pistola caricata a sughero per andare a attaccare un gruppo di sinistra a lui inviso, che si riconosce nel diktat del "Nuovo Barbanera Bombacci". Per questo lunario dei tempi rossi, il 1 gennaio è san Lenin apostolo e il 2 san Trockij. Festa dell'autoritarismo bolscevico e via così di banalità in stereotipo, secondo una sequenza precisa di attacchi, che dalle parole passano in fretta alle percosse e all'olio di ricino, di cui il falegname fascistizzato canta puntualmente un allucinante inno, rispecchiando anche troppo fedelmente le violenze che divampavano nel paese. Altrettanto significativo è Pinocchio istruttore del Negus, anonimo pamphletantietiopico in cui Pinocchio prende a calci un imperatore segnato dai consueti tratti della satira del tempo: i calzoni e il mantello rattoppati per mettere in discussione la regalità del personaggio.
Luca Scarlini

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