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Con un approccio cauto ma non totalmente chiuso al bio-potenziamento morale, in una fase costellata più da dubbi che certezze, La pillola per diventare buoni ci guida nella comprensione degli sviluppi biotecnologici che possono manifestarsi nel futuro prossimo e inizia a ragionare sulle possibili reazioni a tali sviluppi.
Da sempre gli esseri umani hanno utilizzato diversi metodi per diventare moralmente più buoni, più giusti e più altruisti, come hanno insegnato Socrate, Gesù e Gandhi: l’educazione, l’insegnamento, l’autodisciplina, le letture edificanti, la conoscenza. Metodi talvolta efficaci, talvolta insufficienti, soprattutto in un contesto globale in cui la stessa specie umana è minacciata di essere spazzata via da disastri ambientali, pandemie, uso di armi di distruzione di massa. Secondo alcuni autori, questa tremenda prospettiva può essere evitata solo introducendo mezzi più efficaci per migliorare moralmente gli individui. In futuro, la genetica, le neuroscienze e la farmacologia potrebbero consentirci di intervenire sulla natura biologica degli esseri umani, potenziandone le disposizioni morali perché agiscano con maggiore generosità, compassione, altruismo, empatia. Il progetto del bio-potenziamento morale solleva, però, molteplici interrogativi, a partire dalla reale ed efficace possibilità di intervento sui tratti o le disposizioni umane come le emozioni, la ragione o la capacità di intuire ciò che è giusto fare. Per non parlare dell’eventuale minaccia alla libertà di scelta degli individui che verrebbero, quindi, costretti a comportarsi in modo cosiddetto “giusto” e “buono”.
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