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Pietra, verso, flauto - Gottfried Benn - copertina
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Pietra, verso, flauto - Gottfried Benn - copertina
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Descrizione


Forse un giorno, quando si guarderà indietro a questo secolo, e ci si domanderà chi ha detto la sua verità letteraria con un timbro che solo in questepoca poteva apparire (un po come lo pensiamo per Baudelaire nellOttocento), forse allora si dirà: Gottfried Benn. Nessuno ha avuto la sua spregiudicatezza insolente, la sua malinconia letargica, la sua insofferenza per la dignità sociale, infine il suo orecchio assoluto per la forma: «Lo stile è superiore alla verità, porta in sé la prova dellesistenza». Nessuno come lui ha saputo vivere nella perenne dissociazione di tutto da tutto (lo chiamava «sopportare la contiguità orizzontale delle cose») senza cadere nel panico, ma continuando ad accostare sillabe, come se da quel lavoro di soffiatore di vetro dipendesse la sussistenza di ciò che è. Come sembrano timidi, e anche benpensanti, certi eroi del modernismo che siano D.H. Lawrence, «erotico allaroma di pino», o anche Joyce , dinanzi al vecchio Benn, il Tolemaico, rintanato fra le macerie di Berlino nel suo laboratorio di parrucchiere per signora, che elucubra in solitudine...
Pietra, verso, flauto è una sequenza di passi in prosa che Jürgen P. Wallmann ha tradotto da tutti gli scritti di Benn, saggistici, narrativi, epistolari. Forma quanto mai congeniale allopera di Benn, che si presenta sin dallinizio come una successione di schegge («Chi non vede più connessioni, più alcuna traccia di un sistema, può ancora procedere solo per episodi»).
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Dettagli

1990
29 ottobre 1990
208 p.
9788845907678

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Danilo Saba
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Benn ama librarsi sul frammento, c'è un'inquietudine esistenziale, un'ansia di verità, che viene attivata nella ricerca metafisica di principi spirituali e nel bisogno di diffondere nel mondo la consapevolezza dell'arte. È spregiudicato, insolente e provoca solitudine ma le sue parole sono armi da taglio che affinano l'anima che cosi può vivere anche in silenzio. seziona il mondo degli artisti smascherando tutte le scorciatoie che ti fanno prendere la patente d'arte. I frammenti di per sè decantano una nostalgia dell'unità perduta, ma il libro è stretto come un pugno che aspetta con calma la mascella che si dice poeta. Un libro che merita davvero di essere letto per riflettere.

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Cristiano Cant
Recensioni: 5/5

Quei momenti di vuoto, o malinconica impotenza ad affrontare la vita, capirla, estirparne un fuscello sano nel più arido deserto dei giorni, faticare in una luce incerta, delusi in uno sconforto frequente, le ore in cui non è mai la nostra fermata pur dentro un percorso che ne dispensa una al minuto, ecco, quelli sono i momenti in cui alzerei il telefono, se potessi, e chiamerei Gottfried Benn. Ci sono autori più confidenti, più sensibilmente vicini, interiormente fraterni rispetto ad altri, animi nei quali avvertiamo come una nostra stessa cifra di febbri, domande, sforzi e torsioni decisa nel loro tempo ma ugualmente lunga di orizzonte, fragilmente viva e portante in questo, nel cuore del tuttora, delle follie e contraddizioni dell'immanente, della vita incompresa. Ma da quei fili di silenzio arriverebbero comunque queste pagine, frutto di una completezza di visione, di attenzione, vivacità, intelligenza, nel suono e nel segno di una sapienza poetica davvero rarissima. E' infondo quel bussare alle porte dello spirito che non è mai azione sbagliata, ma un piegarsi a soffi di ragioni più alte, analisi superiori, vita, coscienza, desiderio, in un bisogno - che è solo il volto chiaro e assetato della nostra umiltà - di rendere meno polverosa e triste o stantia la via verso il domani. Stralci di lettere o righe di considerazioni profonde, consigli e aperture, ammonimenti, abbracci, severità ed esattezza, non saprei avvicinarmi con altre parole a questa ricchissima partitura di prose che smuove e scrolla ad ogni passo di lettura, che mostra dolore e libertà mai scissi dal loro corso comune, e lascia entrare nella mente l'impaziente magnifico mistero di un uomo davanti alla vita, a se stesso, all'errore, al sogno, alla poesia. Del resto: "L'uomo di penna sta contro il mondo intero, contro non nel senso di ostile. E' che attorno a lui si muove un fluido di approfondimento e di grande silenzio". Pagine indispensabili e disorientanti, ad orientarsi decisamente meglio.

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Gottfried Benn

(Mansfeld, Prussia Occidentale, 1886 - Berlino 1956) poeta e saggista tedesco. Determinanti per la formazione della sua personalità artistica furono l’ambiente della casa paterna (il padre era parroco protestante) e gli studi di medicina. Le prime liriche (Morgue, 1912), che elaborano motivi e impressioni in un linguaggio permeato dal gergo medico, fanno di B. un caso letterario e uno dei fondatori dell’espressionismo: l’immagine dell’uomo vi subisce una dissacrazione nella quale si esprime un nichilismo aggressivo, polemico contro la civiltà e le sue sicurezze. Nelle liriche composte durante la grande guerra (Carne, Fleisch, 1917) affiora una nuova tematica, che diventerà centrale negli anni ’20: frustrato dal dominio della razionalità, il poeta evoca in sempre nuove variazioni il ritorno...

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