Il piccolo villaggio dei sopravvissuti. I tre fratelli che sfidarono i nazisti e salvarono 1200 ebrei

Ecco qui narrata la vicenda umana dei fratelli Bielski, i quali, in circostanze a dir poco svantaggiose, riuscirono a salvare un numero elevatissimo di ebrei, muovendosi per le foreste dell'odierna Bielorussia, fino a creare un vero e proprio villaggio nella stessa. Non è facile commentare al riguardo. Il confine tra bene e male, cosa sia lecito fare in guerra e cosa non lo sia, è sempre complesso da stabilire. I Bielski erano degli ebrei "sui generis", ovvero dei combattenti che anziché "accettare" il loro destino di sicuri deportati, optarono per la resistenza armata e combatterono da partigiani insieme all'esercito sovietico. In quanto tali, uccisero, e molto, e non si trattò soltanto di nemici (nazisti o sovietici per loro scomodi che fossero). L'autore descrive innumerevoli episodi nei quali le vittime furono gli stessi ebrei da loro "protetti". Puntualmente, quando l'autorità dei fratelli era percepita come "minata" (a quanto sembra, bastava avere un'idea diversa dalla loro per rimetterci la pelle), avevano luogo uccisioni arbitrarie, sull'onda della rabbia e dell'impulso. Duffy glissa abbondantemente su tali "nei", giustificandoli quasi. Il suo obbiettivo, del resto, è quello di offrire un racconto-tributo monocorde che esalti soltanto l'eroismo dei Bielski, figure oggettivamente ben lontane dall'essere dei cavalieri senza macchia e che molto spesso sembrano invece amare terribilmente il sangue, la vendetta e il potere datogli dalle circostanze. Ciò detto, la narrazione è tutt'altro che avvincente. Mio personalissimo giudizio: "soltanto" perché si tratta di protagonisti ebrei, io non riesco a vederli in maniera acritica. Quel modo sommario di fare giustizia e applicare due pesi e due misure, è sbagliato, semplicemente.

Tipico libro che quando lo cominci non smetti piu' di leggerlo finche' non ne sei arrivato alla fine. E' la storia, che sembra una favola, mentre e' proprio VERA, di 4 fratelli che nel pieno della Seconda Guerra Mondiale, dopo essersi resi conto del pericolo mortale che incombe in Polonia sugli ebrei, decidono di salvare quanti piu' ebrei possibile, nella foresta che loro per primi conoscono bene. All'inizio si tratta solo di un numero sparuto di persone, poi man mano che la situazione nei ghetti peggiora e altre persone vengono a conoscenza di questo piccolo 'villaggio' creato e gestito da questi fratelli, il numero si allarga sempre piu'. Ma i fratelli, in particolar modo Tuvia, il maggiore, devono anche gestire le relazioni con i partigiani russi, che non vedono di buon occhio una 'legione' costituita solo da ebrei; e ci riescono benissimo. E spesso devono fuggire da un posto in un altro, sempre all'interno della foresta e dovendo ogni volta 'ricostruire' degli 'alloggi' , per lo piu' sotterranei, per riparare le persone. Tra di loro ci sono anche tante donne, vecchi e bambini. E il freddo dell'inverno fa paura a tutti. Scritto con un linguaggio chiaro e lineare mi e' piaciuto molto, sia per il modo in cui e' scritto, sia per la storia raccontata.

La storia e' agghiacciante e non e' stata certo grazie alla fortuna che questa comunita' si e' salvata bensi' ad un coraggio da leoni di pochi e all'impegno di molti. Agghiacciante anche l'epilogo per certi versi nonostante il finale desiderato e per nulla scontato. Una storia non comune e piu' che interessante.