Phaos. La percezione del nero

Ed anche questo secondo libro "vola" con tanto entusiasmo e coinvolgimento del lettore (impresa non del tutto facile e tanto meno scontata). Ho trovato particolarmente bella la storia che si svolge nel surreale, ed a tratti inquietante, paesino di Fiele, dove le descrizioni sono talmente accurate da arrivare a farti percepire realmente gli odori ed i rumori dei boschi avvolti da una nebbia azzurrina, le sensazioni e gli stati d'animo degli abitanti, le inquietudini di Rey, i sapori delle torte salate della locanda della Ines al punto da farti venire realmente fame! Generalmente i prosegui sono un pò piatti, si spengono rispetto al primo; questo no, è un crescendo di emozioni ed evolversi di situazioni. Viene spontaneo chiedersi come sarà il terzo ed ultimo libro, che aspetto con impazienza, il quale, purtroppo, andrà a chiudere questa emozionante ed entusiasmante trilogia di Phaos, fatta di un mondo di fantasia, epiche battaglie, intervallate da brevi ma intensi momenti di dolcezza e serenità.

Fin dalle prime pagine del libro ho avuto la sensazione che, con questo secondo volume la scrittura dell'autore si fosse fatta più precisa, più matura. Quella sensazione di quando un'opera letteraria cominci a camminare con le sue gambe, per la sua propria strada. Ed ecco che il fantasy (non il solito fantasy, ma quello di quel genere nuovo inventato da Mario Fazio con precendente Il Nodo e il Sigillo) si tinge di fiabesco, di quel fiabesco che contiene in sé non solo elementi magici ed orrorifici, ma anche e soprattutto elementi del Pensiero Magico del bambino. Non un bambino qualunque, ovviamente... E non a caso niente è scontato nella "Percezione del Nero": non le piante, il Vortitondo in particolare, che ci riporta alla mente l'antico racconto di Jack e la pianta di fagioli, non gli animali, fantastici anch'essi, non gli apparentemente sereni paesini dell'appennino tosco-emiliano... complimenti, quindi, all'autore, per questo nuovo e sorprendente capitolo della trilogia Phaos.