Il peso di Dio. Il vangelo di Lenny Belardo

Raccontare il clero per quello che è, senza filtro alcuno, partendo dalla punta dell’iceberg: il Soglio Pontificio.
Con Il peso di Dio Paolo Sorrentino mette a disposizione del pubblico uno strumento necessario per scavare nelle profondità di un’idea diventata un cult televisivo.

«E tutto viene dal niente e niente rimane senza di te»
(Nada – “Senza un perché”, 2004)

Una serie tv, The Young Pope, che ha fatto scalpore e un libro di poco più di un centinaio di pagine che può fungere da manuale d’istruzione per affrontare un argomento che va ben al di là di una semplice sceneggiatura.
Chi è Dio? Sorrentino non si pone la domanda a bruciapelo ma la lascia maturare nel lettore con lo scorrere delle pagine, dove ritroviamo i dialoghi e i pensieri più intimi di Lenny Belardo, il fantomatico Papa Pio XIII protagonista di questo inconsueto viaggio mistico alla ricerca della luce nell’oscuro labirinto della Fede.

- Santo Padre, ma lei non è un’artista, lei è un capo di Stato.
- Sì, di uno Stato così piccolo che non ha nemmeno uno sbocco sul mare e che per sopravvivere ha bisogno che la sua guida abbia la stessa irraggiungibilità di una rockstar famosa. Eminenza, il Vaticano sopravvive grazie alle iperboli. Noi daremo l’iperbole, ma questa volta rovesciata.  

Un’idea partita da lontano, che come spiegato dallo stesso autore nella prefazione al libro, nasce dal contrasto tra il fascino irresistibile e la diffidenza più cupa verso il mondo del clero. Una curiosità morbosa e tendenzialmente proibita che ha seguito il suo flusso, andando oltre le reticenze che ne avevano solo rallentato la genesi.
A cosa ha portato tutto questo? Quale il fine ultimo? Sorrentino non dà risposte, lasciando la patata bollente in mano a chi legge, libero di interpretare quale possa essere il giusto peso da dare al mondo immenso, contorto e distorto, nascosto dietro a questo vangelo non convenzionale.
Una storia di finzione, ma chi è in grado di stabilire quale sia la verità?

E cos’altro ci siamo dimenticati?
Ci siamo dimenticati di sorridere. Le chiesero: «Chi è Dio?»
«Dio è una linea che si apre», rispose la beata Juana quando aveva soltanto quattordici anni, e nessuno capiva cosa volesse dire. […]
Dio non si fa vedere.
Dio non grida.
Dio non sussurra.
Dio non scrive.
Dio non sente.
Dio non chiacchiera. Dio non ci conforta.
E allora i bambini le chiesero: «Chi è Dio?» E Juana rispose: «Dio sorride».
Solo allora, tutti capirono.
Un giorno morirò e potrò finalmente abbracciarvi tutti. Uno a uno. Sì. Potrò. Io ho fede che potrò.

Recensione di Andrea Papa