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Recensioni Perché restare cristiani. La vita, il dubbio, la fede

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«Perché la Chiesa, maestra di cose spirituali, che possiede un tesoro straordinario, che propone una soluzione alla vita da millenni, non sa più parlare al cuore delle persone? Perché è entrata in una incomunicabilità insostenibile? Perché, mentre le giovani generazioni esprimono il disagio di vivere, non riesce a essere credibile mentre comunica il Vangelo?» Paolo Curtaz è stato un prete per molti anni, prima di giungere alla difficile scelta di dedicarsi alla famiglia e all'educazione di un figlio. Nonostante questo doloroso distacco, ha portato avanti un cammino religioso personale, intimo, basato sull'esperienza evangelica. Nella sua casa, in un piccolo paese della Valle d'Aosta, accoglie ancora oggi amici in difficoltà e persone che cercano un rifugio spirituale, offrendo un luogo, fisico e psicologico, in cui confidarsi e dedicare il giusto tempo alla cura dell'anima e dello spirito. Prendendo spunto dai piccoli avvenimenti che punteggiano la sua quotidianità - dalle ingenue domande del figlio di sei anni ai complessi interrogativi esistenziali che gli pongono gli amici - sullo sfondo innevato delle montagne dove vive, Curtaz ci accompagna nei suoi pensieri, facendoci partecipi di un messaggio essenziale, come quello di cui dovrebbe farsi portatrice la Chiesa. Oggi, infatti, la fede funziona come collante sociale, ma la religione intesa come incontro personale con Dio, «luminosissima tenebra», è palesemente in crisi. Perché Dio non è evidente? Perché è così faticoso ascoltare la scintilla della sua presenza in noi? È da qui che bisogna ripartire, ed è possibile farlo solo restando cristiani: «Il cristianesimo» infatti «continua ad affermare che il merito dell'umanità è la capacità di scrutare l'orizzonte, di ascoltare l'assoluto, di vedere l'invisibile, di osare. ... Io voglio vivere alla luce di questa parola che, se condivisa, converte il mondo. A partire da me». )
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