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Recensioni Perché i poeti e non i romanzieri?

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La riflessione filosofica di Heidegger privilegia l'esperienza della poesia e ignora quella della pittura, così come quella della letteratura, di cui non avverte il potenziale ermeneutico; tutto il suo edificio teorico poggia sulla dicotomia tra il pensiero calcolante, che esprime il dominio della tecnica, e il pensiero poetante, a cui viene attribuita la facoltà di attingere ad un'altra origine del pensiero al di là del paradigma metafisico. Il pensiero poetante delucida e interpreta la poesia pensante, generando un pensiero rammemorante che rimuove l'oblIo della differenza ontologica generato dalla metafisica e portato a compimento nell'epoca dell'organizzazione tecnico-scientifica del mondo. Raccogliendo l'eredità della questione heideggeriana, ci si potrebbe domandare: perché i poeti e non i pittori? come giustificare il privilegio della parola sulla figura? quali altre prospettive teoriche si delineano se, accanto all'esperienza della poesia, collochiamo quella della pittura? perché Heidegger postula un oltrepassamento/remissione della metafisica nel pensiero poetante trascurando l'arte figurativa? Quale orizzonte oltremetafisico verrebbe dischiuso dalla verità in pittura? Tale interrogazione può essere ora estesa all'esperienza della narrazione, all'ambito inesplorato del romanzo: perché i poeti e non piuttosto i romanzieri? )
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