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Avevo letto a suo tempo Razza Padrona e mi aspettavo un libro di analisi In realtà quest’ultimo libro non è un libro di analisi Si tratta dell’ennesimo saggio con nessuna ambizione Che il capitalismo italiano sia di arretrato o comunque un qualcosa di poco sviluppato lo sappiamo ma l’autore non si spinge molto più in là Già il Governatore della Banca d’Italia nelle sue recenti conclusioni della Relazione annuale è stato più puntuale del nostro autore. Anche Turani sfata un mito: piccolo non è più bello. L’autore non fa però un’analisi approfondita, come detto, e si limita a qualche intervista o qualche annotazione, mi si permetta, un po’ superficiale. Peccato perché visto il titolo mi aspettavo di leggere che il nostro paese non è solo arretrato economicamente ma lo è anche da un punto di vista culturale, della scuola (abbiamo il più basso tasso di diplomati e laureati d’Europa), dei servizi pubblici, del senso civico, della legalità, del rispetto e di promozione dell’ambiente, del libero mercato (ci sono ancora le professioni-corporazioni !), da un punto di vista del sistema politico, etc. etc L’arretratezza del sistema economico è quindi da inquadrare in una più generale arretratezza socio-culturale (si pensi solo al fatto che il 50% degli italiani arriva a leggere 1 solo libro all’anno e che vanno per la maggiore programmi demenziali mentre sono pochi i lettori di giornali) Ma torniamo al libro in esame. Ebbene avrei voluto leggere che i nostri imprenditori sono rimasti piccoli perchè non ritengono opportuno investire in azienda né lo Stato li ha mia incentivati a fare ciò (solo la DIT introdotta da Visto-Bersani era un timido avvio su questa strada). Gli imprenditori italiani hanno sempre pensato a ridurre i costi (specie quelli del lavoro) e quasi mai a investire mettendo i propri soldi in azienda. Senza parlare delle tasse il cui pagamento regolare è ormai diventata l’eccezione mentre il condono la norma.
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