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Per una tomba senza nome
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Per una tomba senza nome - Juan Carlos Onetti - copertina
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Per una tomba senza nome

Descrizione


Per una tomba senza nome, non più disponibile in italiano da 33 anni, è il capolavoro ritrovato di quello che Cortázar ha definito «il più grande romanziere latinoamericano».

«Mi lasciai offrire da bere e, attraverso la finestra insaponata, guardai con entusiasmo l’estate nella piazza, intuii un senso di felicità oltre le nuvole secche dei vetri.»

"Per una tomba senza nome" prosegue la saga di Santa Maria, il luogo mitico e immaginario creato da Onetti. La voce narrante è quella di Diaz Grey, il medico locale, che tutto osserva e racconta. Jorge Malabia, unico partecipante a un misero funerale, riferisce a Grey la storia di Rita (la donna che ha fatto seppellire) e del suo inseparabile capro, fatta di raggiri, trucchi per ottenere infinite elemosine, squallide frequentazioni maschili. Quando finalmente la vicenda sembra chiarirsi, Jorge pone in dubbio la veridicità della storia che lui stesso ha raccontato. Rita è davvero Rita o tutt'altra persona? La narrazione ricomincia, non sappiamo più a quale versione credere, mentre ci lasciamo turbare dall'impossibilità di conoscere una verità univoca, e affascinare da una scrittura avvolgente. Prefazione di Antonio Pascale.
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Dettagli

Sur
2016
11 febbraio 2016
116 p., Rilegato
9788869980077

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alida airaghi
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Il romanzo si apre sullo svolgersi di un funerale, che in genere (soprattutto nei paesi latini) si definisce come rito collegiale, partecipato e coralmente patito da famiglie e comunità. Invece la narrazione si riduce presto a un dialogo tra due soli protagonisti: l'io narrante - un saggio e indulgente medico di provincia - e il giovane Jorge, turbato testimone di una storia di squallore, abbandono, pregiudizi. Il primo capitolo è esemplare, nella sua asciuttezza descrittiva, nei dialoghi scarni, nell'impianto visivo quasi cinematografico: il ragazzo, tenendo legato alla fune un capro zoppicante, segue da solo la bara di una donna, accompagnandola a una sepoltura quasi clandestina in un isolato cimitero di campagna, "nella calura mansueta della luce". Lo sguardo lento del narratore plana sulla natura inaridita, sui visi dei becchini, sulla polvere della strada, offrendo improvvise pause di silenzio ai gesti dei personaggi. Dopodiché la vicenda si anima, e Jorge, nel suo "rabbioso splendore di gioventù", confida al medico in una serie di incontri successivi il rapporto che l'ha legato alla donna morta, Rita García, cameriera di sua cognata. Di come lei si fosse affrancata dal ruolo di serva, per poi perdersi dapprima in situazioni sentimentali equivoche, quindi in un'esistenza fatta di miseria, accattonaggio, randagismo, prostituzione. Lentamente, e cospargendo il suo racconto di bugie e censure, il giovane confessa di aver approfittato della povera donna, soggiogata da numerosi altri amanti e protettori, vivendo per un anno "nell'irresponsabilità", nella sporcizia, nella frode: con Rita e con il capro che a lei era stato affidato da un occasionale amico, e da cui non riusciva a liberarsi. Le ultime pagine del romanzo, talvolta inclini a un compiacimento eccessivo, virano verso l'iperletterarietà, tendendo a irrobustire la trama con qualche colpo di scena non del tutto motivato: comunque egregiamente scritto.

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Juan Carlos Onetti

1909, Montevideo

(Montevideo 1909 - Madrid 1994) narratore uruguajano. Le sue rarefatte e insieme drammatiche costruzioni letterarie lo hanno collocato tra gli esponenti più incisivi della narrativa latinoamericana. L’esperienza della vita gretta e provinciale (nel paese immaginario di Santa María) e un crudo pessimismo, con punte di profonda angoscia, sono i caratteri principali del suo universo narrativo, che richiama Faulkner e Conrad. Dopo il romanzo breve Il pozzo (El pozo, 1930, nt) sono venuti altri romanzi: Terra di nessuno (Tierra de nadie, 1941, nt), Per questa notte (Para esta noche, 1942), La vita breve (La vida breve, 1950), Il cantiere (El astillero, 1961), Raccattacadaveri (Juntacádaveres, 1964), Lasciamo che parli il vento (Dejemos hablar al viento, 1979) e alcuni...

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