Per il lupo

L'ho regalato a mia mamma per Natale e ha molto gradito!

Nel lontano regno di Valleyda tradizione vuole che la prima figlia sia per il trono mentre la seconda per il Lupo. Nel primo volume di questa dilogia seguiamo principalmente Red, la seconda figlia, all’alba della sua partenza. Questo sacrificio viene fatto con la speranza di tenere a bada il Wilderwood e che esso restituisca degli antichi re. Nonostante i ripetuti tentativi della sorella Neve e dei suoi amici di farla scappare, Red non sembra intenzionata ad andare da nessuna parte, anzi sembra più che intenzionata ad andarsene nel bosco, a suo dire per proteggerli da un segreto che ribolle sotto le sue vene. Dopo un primo incontro non del tutto amichevole con il Wilderwood, Red incontrerà il Lupo e scoprirà ben presto che non tutto è come lo si racconta nelle favole e che qualcosa di molto più pericoloso è in agguato nel bosco. Non soltanto nella foresta, ma anche al castello, dove Red pensava di aver lasciato la sorella al sicuro, si aggirano delle forze oscure. Se la copertina potrebbe farvi pensare che questo sia un retelling di Cappuccetto Rosso, fin dalle prime battute si notano però i richiami ad un altra nota favola: La Bella e la Bestia. Dagli hashtag dedicati a questo libro ho scoperto la definizione “romantasy”… il fantasy come da descrizione può essere spuntato dalla lista (anche se pur basandosi solo su pochi elementi risulta a tratti molto confusionario), la parte romance risulta però molto debole come sviluppo. Scritto in terza persona, il punto di vista preponderante è quello di Red ma paradossalmente mi sono trovata ad essere più coinvolta dagli “interludi” sparsi qua e là in cui seguiamo degli sprazzi delle vicende di Neve, la quale rivela pian piano potenziale per avere un libro tutto suo.

Per il lupo è l’emblema del good idea, bad execution o, detto all’italiana maniera, “potrebbe far di più, ma non si applica”. Non c’è bisogno di aver letto i Grimm o Perrault per capire che va a incastrare in una proporzione senza termine incognito Cappuccetto Rosso, la Bella e la Bestia e anche un po’ di Biancaneve e Rosarossa. È evidente che voglia ricreare l’atmosfera cruenta e il senso di sospensione della realtà di certe favole popolari, come altrettanto evidente è che lo stile denso di metafore, ma pure di ripetizioni, contribuisce soltanto a rendere il tutto ancora più confusionario e patetico.