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Per una fenomenologia dell'abitare. Il pensiero di Martin Heidegger come oikosophia - Virgilio Cesarone - copertina
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Per una fenomenologia dell'abitare. Il pensiero di Martin Heidegger come oikosophia
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Descrizione


"L'abitare non è esperito come l'essere dell'uomo; l'abitare non è pensato affatto come il tratto fondamentale dell'essere-uomo". L'uomo, nel suo essere storico, dispiega la sua esistenza nella forma dell'abitare. È dunque tra le pieghe di tale fenomeno, nel suo gioco spazio-temporale, che va cercata la modalità originaria dell'umano. Il presente lavoro si propone di evidenziare rapsodicamente i tratti di una fenomenologia dell'abitare nel pensiero di Martin Heidegger, a partire innanzitutto dal metodo grazie al quale tale fenomeno può venire alla luce, quindi ponendo in questione terra e spazio, gli elementi basilari su cui l'abitare si configura. La fenomenologia dell'abitare dirigerà poi il suo sguardo sulle rispettive declinazioni del con-essere e del rapporto con i divini, per mettere in tensione, infine, quanto guadagnato nel corso del lavoro con ciò che Heidegger ha scritto sul politico e sul linguaggio.
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Dettagli

2008
1 gennaio 2008
Libro universitario
242 p., Brossura
9788821187032

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Tra le pagine del libro di Cesarone si può rintracciare una tesi piuttosto semplice, e cioè che il tema dell'abitare sarebbe stato presente in tutta l'opera di Heidegger, dall'inizio fino al periodo successivo alla cosiddetta "svolta". Il problema non è tanto questa tesi (tutto sommato condivisibile, o forse soltanto non-falsificabile dato che Heidegger, con la sua oscurità/profondità, si è sempre prestato molto versatilmente alle interpretazioni più disparate), quanto piuttosto il prezzo che paghiamo per vederla affermata. Nel libro di Cesarone c'è una sproporzione barocca e ingiustificabile tra semplicità della tesi e complessità sintattica, uno squilibrio tra forma e contenuto che fa sospettare dell'autore e ci fa chiedere se il suo reale scopo non sia tanto quello di sostenere la tesi di partenza, quanto piuttosto quello di costruirsi una posizione nella gerarchia del sapere (superiore a quella del lettore, ovviamente) e poi di celebrarla. Non a caso parlavo di rintracciare: in 240 pagine Cesarone porta alla saturazione il linguaggio filosofico, si imbarca in periodi eccessivamente complessi, seguiti poi da laconiche (e altrettanto enigmatiche) frasi di chiusura. Il lessico involuto, il greco, il latino, il tedesco, e soprattutto l'abuso dei trattini (sin dal prologo che non è prologo, ma pro-logo) sono solo alcuni degli strumenti di cui Cesarone si serve per sottrarre la filosofia dell'abitare (sua oppure di Heidegger) al "peccato" della comprensibilità immediata. Chiudo con l'incipit del libro, che quantomeno è onesto nel lasciar intuire il tenore dell'opera; "Lo spazio in principio non è, ma si pare con un atto di violenza. E' il taglio dei genitali del padre, mettendo fine all'occludente possesso di Urano perpetrato su Gaia, che rende libero lo spazio, che dona spazio allo spazio entro cui si estende e si distende ciò che la terra ha nel grembo. Il taglio dei genitali crea lo spazio e questo crea le Erinni, crea la contesa [eris], anzi è tutt'uno con essa".

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Virgilio Cesarone

Virgilio Cesarone insegna Filosofia della politica e Filosofia morale all’Università degli Studi “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara. Le sue linee di ricerca convergono su questioni di fenomenologia dell’abitare, di filosofia della religione e di antropologia politica, con una costante attenzione alla fenomenologia ermeneutica di Martin Heidegger e al pensiero cosmologico di Eugen Fink. Tra i suoi lavori Mondo e mito. L’analisi dell’esistenza mitica in Martin Heidegger (2001), Per una fenomenologia dell’abitare. Il pensiero di Martin Heidegger come oikosophia (2008), Nel labirinto del mondo. L’antropologia cosmologica di Eugen Fink (2014).

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