La pentola dell'oro

Assurdo, fantastico, fantasmagorico, esilarante, non-senso, brillante, folle ed assolutamente intelligente! Questi sono gli aggettivi che mi vengono in mente quando penso a questa sorta di favola-geniale che è “La pentola dell'oro”. Un viaggio sulla vita pieno di significati, attraverso un mondo fatato tra folklore e mitologia, filosofi, bambinetti, Dei, filastrocche e giochi di parole... un vortice magico che ci coinvolge dalla prima all'ultima pagina, che il grande scrittore Stephens (adesso capisco perchè era osannato da quel folle di Joyce!) ci sublima con una scrittura semplice, con qualcosa di unico... per chi vuole leggere qualcosa di insolito, per chi ama le favole ma non solo, questa “pentola” contiene una delizia vera e propria. Solo per veri buongustai!

“La pentola dell’oro” racconta le vicende di un filosofo e di sua moglie (inizialmente i filosofi e le mogli sono due), l’uno chiuso nel guscio dell’intelletto e della ragione, l’altra molto più pragmatica e più vicina alla realtà, seppur magica, del mondo nel quale vive. Per tutto il romanzo quello che si percepisce è un dualismo ripetuto fino allo stremo e riproposto in ogni ambito del racconto: due i filosofi, uno che preferisce da subito suicidarsi perché non ha più nulla da imparare mentre l’altro che intraprende un viaggio di maturazione, due le mogli, due i figli. Due sono anche gli dei: Pan, espressione delle passioni e dell’amore carnale, orgiastico, che si consuma e si nutre nel corpo, l’atro dio è Angus Og, rappresentante dell’amore profondo e spirituale. “La pentola dell’oro” è un viaggio nel nonsense, nell’animo umano e nel folklore irlandese e, soprattutto è un viaggio senza tempo nell’eterno dualismo fra intelletto e istinto. Potete leggere la recensione completa sul blog.

Iniziare a leggere un romanzo pensando che si tratti di una cosa, ed invece trovarsene di fronte una completamente diversa, non è sempre fonte di delusione o disappunto. In questo caso, ad esempio, di pagina in pagina la meraviglia e la sorpresa non hanno fatto altro che aumentare. Ho acquistato «La pentola dell’oro» credendo si trattasse di un bel romanzo ambientato in Irlanda, ma descriverlo in questi termini sarebbe oltremodo riduttivo. È vero, ci sono leprecaoni, fate, pentole piene d’oro, ma tutto questo non è che un esile pretesto per parlare del vero argomento che interessa all’autore: il difficile connubio tra istinto e ragione. Il dio Pan arriva in Irlanda, e porta con sé ebbrezza e stordimento. Ma Angus Óg, dio dell’amore e della bellezza è deciso a combattere per il cuore degli uomini. In un linguaggio semplice, ma sempre metaforico, James Stephens ci parla del difficile destino dell’essere umano. La lotta per scegliere la strada giusta, per coniugare la parte istintiva e quella spirituale, per superare le trappole, le imboscate e le tentazioni, ha come scenario il meraviglioso paesaggio irlandese. Del resto mi sembra assolutamente naturale che sia proprio tra le sue colline, nelle sue grotte, tra le radici degli alberi e nelle radure dei boschi, che si consumi l’eterna lotta tra bene e male. E siccome è il bene che alla fine trionfa sempre, le ultime -bellissime- pagine sono una gioiosa ovazione, una magica eufonia, una splendida e irresistibile musica trasportata dal vento!