Pecore matte

Pecore Matte è un bel libro, uno dei migliori della Tarditi, di cui ho letto diverse opere. Presenta due - a mio giudizio - gravi difetti che fortemente danneggiano tutto il buono che la scrittrice ha messo nel libro: 1) il linguaggio naif usato molto spesso, non sortisce più un buon effetto, anzi, è fastidioso. Sarebbe stata consigliabile e preferibile una prosa normale, come del resto il 90% del testo presenta. 2) l'autrice si invaghisce di una parolaccia, "stronzo/a/i/e/ate) e la propone decine di volte, troppe. Nei romanzi, il turpiloquio ci può ovviamente stare, ma dipende dal personaggio a cui lo si mette in bocca. Questo libro narra delle vicende di una famiglia contadina piemontese dagli anni '30 al secondo dopoguerra, l'io narrante è Nuccia, che descrive le storie della propria famiglia, appunto. Nessuno in quell'epoca, in un contesto simile ( zona collinare del Basso Piemonte, provincia di Cuneo) innanzitutto usava l'italiano per esprimersi, e di sicuro nessuno utilizzava la parolaccia che la Tarditi, chissà per quali motivi, deve aver ritenuto tanto necessaria, ottenendo invece l'effetto opposto. Nei panni dell'editore, avrei pubblicato il libro solo eliminando gli epiteti descritti, ripetuti in maniera quasi ossessiva.