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(recensione pubblicata per l'edizione del 1984)
recensione di Gorlier, C., L'Indice 1985, n. 6
Che in un momento di tripudi catastrofici e di celebrazioni paranormali si torni a frequentare il "nero" o "gotico" non stupisce affatto: l'importante è che lo si faccia seriamente. Ottimo inizio la "Guida" di Malcolm Skey con vertiginosa bibliografa ragionata, uscita lo scorso anno da Theoria che sta meritoriamente officiando il genere; tappa preziosa ed essenziale il libro di Runcini al quale forse la collocazione in una collana sociologica non rende pieno merito. Runcini fa anche della eccellente sociologia della letteratura; comunque il suo scandaglio del fantastico si spinge oltre sempre con una straordinaria misura, utilizzando tra l'altro la psicanalisi e una sottile esemplificazione testuale. Runcini pensa con ragione che il "gotico" inglese induca il fantastico ad affrontare con maggiore o minore risolutezza e consapevolezza il grande spettro che si aggira per l'Europa (o i numerosi fantasmi e misteri) cioè la paura. In altre parole "i margini d'insicurezza e d'angoscia di fronte all'impetuosa avanzata dell'industrialismo e delle idee rivoluzionarie dalla Francia..." comportano "lo speciale meccanismo di produzione estetica" che caratterizza il genere "coinvolgendo e confondendo ideologie e gusti di classe". Ecco il nocciolo del problema, che Runcini segue puntigliosamente mostrando come la passione "che sta in agguato dietro la serenità degli affetti" e la follia "dietro il buon senso " incrini già il romanzo sentimentale ad esempio nella traiettoria di Richardson da "Pamela" a "Clarissa", "dalla didascalica felicità domestica " al "mondo torbido del libertinaggio ".
La paura non implica dunque soltanto il sublime del terrore, ma include una fuga dalla realtà immediata che postula una esplorazione dell'ignoto una esasperazione dell'io attraverso il paesaggio delle rovine, il rituale magico il rituale religioso (quanti conventi e frati cattolici in questo filone così tipicamente protestante), il confronto con la macchina e le insidie della scienza applicata (Frankenstein), e la crisi dell'ideologia (Godwin, sul quale forse si desidererebbe qualche riflessione in più). E così che l'evento terrificante fonde anche nelle arti figurative "gli elementi culturali e ideologici più disparati". Trasgressione, quante avventure si possono evocare nel tuo nome. Mentre, s'intende, il tentativo di esorcizzare i fantasmi suscitati comporta interrogativi e censure spesso ingannevoli: come escogitare un "gotico" esemplare e assoluto? E, infine, una stilematica talora pianificata produce turgide efflorazioni di nascente, imperiosa trivial literatur, che nell'Ottocento - aspettiamo Runcini con fiducia al prossimo volume - provvederà ad aspergere di calcolata mistificazione nostro cugino, come appropriatamente lo chiama Allen Tate in un saggio memorabile, il signor Poe.
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