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Il patto Hitler-Stalin e la spartizione della Polonia - Arturo Peregalli - copertina
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Il patto Hitler-Stalin e la spartizione della Polonia
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Il patto Hitler-Stalin e la spartizione della Polonia - Arturo Peregalli - copertina

Dettagli

1989
1 luglio 1990
176 p., ill.
9788885378070

Valutazioni e recensioni

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Emanuele
Recensioni: 5/5

Buona l'analisi storica, ottima esposizione che chiarisce una volta per tutte come sono andati i fatti in quei anni tragici....sono rimasto impressionato perchè a scuola NON VIENE DETTO NIENTE anzi molte cose vengono studiate al contrario....mah...

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Stefano Brai
Recensioni: 4/5

Questo libro andrebbe distribuito alle biblioteche delle scuole statali, per far sì che i ragazzi conoscano la Storia: cioè che la seconda guerra mondiale non l'hanno iniziata solo i tedeschi, ma l'hanno iniziata i tedeschi e russi insieme, quando si sono allegramente spartiti una nazione come quella polacca. Quello che è accaduto dopo, cioè la rottura del patto di non aggressione da parte di Hitler, è stato solo un anticipo dei tedeschi nei confronti dei russi. Basta infatti studiarsi l'ammasso di truppe e materiale bellico che i russi stavano attuando al confine con la Germania, per rendersi conto che preparavano un'offensiva senza eguali, di portata enorme. Hitler li ha semplicemente colti di sorpresa mentre si preparavano ed organizzavano, infatti le quantità ingentissime di materiale bellico e soldati russi fatti prigionieri dai tedeschi indicano quanto Stalin sarebbe penetrato in Europa con le sue armate. Ma questo per fortuna non è accaduto.

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Agnese Palma
Recensioni: 4/5

Breve saggio che intende dimostrare come il patto nazi-sovietico del biennio 1939-41 fosse un’alleanza a tutti gli effetti, pur se di breve durata ed interessata.. Per le sue mire imperialistiche, Stalin se ne infischiò altamente del proletariato e dei comunisti degli altri paesi, non esitando a consegnare alla Germania nazista i comunisti tedeschi rifugiati in Russia, dopo la firma. L’accordo Stalin-Hitler, dopo lo sconcerto e le defezioni iniziali, condizionò il comportamento di tutti i partiti comunisti occidentali in quel biennio, allora politicamente dipendenti dall’URSS. E’ bene giudicare senza troppa fretta: all’epoca l’URSS veniva vista come il faro del proletariato mondiale, e si tendeva a giustificare ed allinearsi alla madre Russia. Non si capisce perché Stalin fu tanto leale e fiducioso, al punto di lasciarsi sorprendere dall’attacco del giugno 1941, nonostante le avvisaglie.

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scheda di Giachetti, D., L'Indice 1990, n. 7

Pubblicato in occasione del cinquantesimo anniversario della firma del patto di non aggressione tra Unione Sovietica e Germania (23 agosto 1939), il libro di Arturo Peregalli si sofferma su quel biennio di "alleanza" fra i due stati che il patto inaugurò. Due anni oscuri e tragici della politica estera sovietica, che gettarono nella bufera i partiti comunisti del mondo intero chiamati improvvisamente a giustificare la svolta politica staliniana. L'autore intende in particolare sottolineare come la firma del patto non avesse unicamente ragioni strategiche o tattiche contingenti, ma affondasse le sue radici più in profondità. E come per questo motivo si sia tradotta in una collaborazione dell'Unione Sovietica con lo stato nazista a tutti i livelli: da quello diplomatico a quello economico, da quello militare a quello culturale, fino alla collaborazione poliziesca con la consegna di circa 570 comunisti e antifascisti tedeschi e austriaci, rifugiatisi in Urss, alla Gestapo assieme ad un folto gruppo di ebrei. Nessun riscontro oggettivo trovano le tesi giustificazionistiche del patto. Esso non fu un deterrente contro lo scoppio della guerra mondiale, che iniziò nemmeno un mese dopo la firma, facilitò le mire espansionistiche di Hitler in Europa occidentale, che rafforzarono la macchina da guerra tedesca preparandola psicologicamente e materialmente all'operazione Barbarossa, cioè l'invasione dell'Urss nel giugno del 1941. Non servì all'Urss a "prendere tempo" per fronteggiare meglio l'aggressione se fin dai primi giorni di guerra apparve la bancarotta dell'Armata Rossa, impreparata a sostenere l'offensiva malgrado tutte le segnalazioni di pericolo imminente che giunsero a Stalin e alle quali si rifiutò di prestare fede se non di fronte al fatto compiuto, quando il danno era ormai stato fatto.

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