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Descrizione


Aprile 1955: un transatlantico attracca nel porto di Napoli. Un giovane argentino mette per la prima volta piede nel Vecchio Continente. Sogna di fare l'attore, tenta di venire a patti con la propria diversità in un ambiente più evoluto di quello argentino e si mette alla ricerca delle sue radici piemontesi. Da Napoli va a Roma e a Milano, dove fa la fame, ma sfiora i miti della Callas e di Luchino Visconti. Inizia un corso di recitazione, ma poi il destino lo porta in Spagna, la Spagna franchista, bigotta e asfissiante. Alla fine riuscirà a fuggire a Parigi dove, tra mille difficoltà, inizierà una nuova vita, dedicata alla letteratura.
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Dettagli

1996
28 gennaio 1997
260 p.
9788880891628

Voce della critica


recensione di Tognonato, C., L'Indice 1997, n. 3

Se ogni traguardo ha dietro di sé un percorso, qualche volta la ricerca della propria identità, e la conseguente esplorazione interiore che questa comporta, coincidono con un tragitto esterno che si misura in chilometri. Questo è forse il caso dello scrittore franco-argentino Héctor Bianciotti e del suo ultimo lavoro "Il passo lento dell'amore" (Prix Méditerranée 1996), secondo volume della sua autobiografia.
Si volge lo sguardo al passato, s'insegue quel filo sottile di ricordi, quelle immagini confuse che, avvolte dalla bruma, la memoria appena intravede. Riprende l'andamento della nave (e della vita) rimasta in mezzo al mare, nella quiete di un orizzonte infinito, dove tutto è ancora possibile. La fine della prima parte, intitolata "Ciò che la notte racconta al giorno" (Feltrinelli, 1993), spegneva i motori senza arrivare in porto. Bianciotti ha venticinque anni e la lucida ostinazione di un ragazzo che, nato nella provincia argentina, non accetta la sorte che lo attende. Vuole partire, scappare, inventarsi un futuro che lo porti lontano dall'ineluttabile. Dovrà attraversare l'oceano, dividere i continenti. Sceglie tra i vari ostracismi che offre la vita quello che ci allontana dai luoghi e ci mantiene vicini a noi stessi.
Lascia dietro un passato dal quale non era certo di poter fuggire, si sbilancia verso un futuro tutto da rimontare, con pochi soldi e tanti progetti. Giunto in porto, sbarcato in Italia, si aprono le pagine del secondo volume.
Viaggi e viaggi come scappando da non si sa cosa, forse da quella odiata pampa argentina, immagine di una realtà e un destino che sembrava condannarlo al confino. Lascia la propria famiglia, poi lascia il seminario dove studia e attraverso il quale ha tentato la sua prima evasione e infine lascia il proprio paese. "Si è raramente avvertiti di quello che in noi si trama; la vita ha le sue leggi e per vivere è meglio non conoscerle", scrive Bianciotti.
Partito dall'Argentina con un biglietto di sola andata e quasi senza denaro, arriva a Roma. Benché l'Italia non fosse la sua meta, è qui che insegue la sua prima passione: il teatro. Spera di poter partecipare ai corsi di regia che Giorgio Strehler, di passaggio a Buenos Aires, gli aveva consigliato di frequentare. Entra in contatto con il mondo del cinema, è l'epoca di Via Veneto e della "dolce vita", ma presto finiscono i soldi e deve perfino rinunciare alla piccola camera che ha preso in affitto al Gianicolo. Ci saranno le piazze di Roma o le scalinate della Trinità dei Monti ad accogliere lo sfortunato "homo viator", ma soprattutto ci sarà la fame, un'indigenza che sembra senza rimedio e che lo porta a raggiungere limiti estremi.
Dovrà partire per Vienna, Zurigo e da lì per la Francia dove, senza il visto, potrà restare solo quarantott'ore. È quindi costretto a lasciare il paese verso la Spagna franchista, prima di approdare definitivamente a Parigi. "Il passo lento dell'amore", nella minuziosa traduzione di Graziella Cillario, è il racconto di un percorso di vita, anche se Bianciotti considera difficile che uno scrittore possa stendere un'autobiografia senza romanzarla. Si tratterà piuttosto di un'"autofinzione": "Ciò che siamo non è ciò che fummo un tempo: a mano a mano che ci sforziamo di risalire il suo corso, somigliamo sempre meno a noi stessi e, arrivati ai confini, ci siamo persi di vista. È allora, quando l'evidenza si confonde, che nasce la letteratura". A dire il vero il reale non coincide mai con la realtà della costruzione letteraria, se non altro perché la vita è più monotona e si ripetono molte situazioni che nell'economia del racconto vengono risparmiate. La realtà supera il reale ma questo resta la sua origine.
Un figlio d'immigranti piemontesi sbarca a Parigi. Parla italiano ma la sua lingua materna è lo spagnolo perché nato e cresciuto in Argentina. Inizia come lettore della casa editrice Gallimard per poi passare a Grasset. Una carriera letteraria che si avvia con la stesura negli anni sessanta dei primi cinque libri scritti in spagnolo, per passare dal 1983 al francese. Infine nel 1996 l'invito a far parte dell'Accademia di Francia per sorvegliare la lingua e il suo uso corretto in letteratura. Bianciotti è il primo intellettuale proveniente dall'area ispanica che in questo secolo abbia fatto il suo ingresso nella prestigiosa istituzione fondata nel lontano 1635 per intervento del cardinale Richelieu.
Héctor Bianciotti può essere considerato un erede di una delle migliori tradizioni di letteratura argentina, quella legata alla rivista "Sur", diretta da Victoria Ocampo. Un ambiente che lo avvicinò a Jorge Luis Borges, che spesso incontrava quando era di passaggio per Parigi.
"Il passo lento dell'amore" può essere letto come la storia di un uomo che vuole scappare al suo destino ed è disposto a tutto pur di superarlo. Nel racconto non si troverà, però, niente che possa rammentare la leggerezza di un avventuriero. Piuttosto si sfiorerà il dramma, la morte per fame o il suicidio per disperazione. "So che da sempre la vita di migliaia di sognatori si è svolta, per i più illustri, sui campi di battaglia, ma io, superstite, se parlo della mia, non è tanto per propormi a esempio di alcunché, quanto per stupirmi che si possa sfuggire al peggio senza altro merito che una disperazione innata o quella mancanza di immaginazione che è ai miei occhi il coraggio".

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Conosci l'autore

Héctor Bianciotti

1930, Córdova

Héctor Bianciotti è stato uno scrittore argentino. Dal 1961 ha vissuto a Parigi. Esordì con I deserti d’oro (Los desiertos dorados, 1965, nt). Vennero poi altre opere, scritte in spagnolo ma pubblicate prima in edizione francese: Dietro il volto che ci guarda (Detrás del rostro que nos mira, 1969, nt), Rituale (Ritual, 1974, nt), La ricerca del giardino (La busca del jardín, 1977), che propone il tema del conflitto tra la realtà latinoamericana e il retaggio culturale europeo. Del 1985 è Senza la misericordia di Cristo (Sans la miséricorde du Christ, 1985), romanzo composto direttamente in francese, come pure La notte delle stelle azzurre (Seule les larmes seront comptées, 1988), Ciò che la notte racconta al giorno...

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