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Un saggio che si immerge nei testi, nelle parole di Pasolini per cercare quegli itinerari – poetici, cinematografici, polemici, artistici – forse fra i più disperati e rabbiosi che la letteratura del Novecento abbia saputo consegnarci.
Pasolini è stato un autore «senza dialetto» e «senza casa». Studiare le sue opere significa inseguire il suo percorso umano alla ricerca di una lingua con cui esprimersi ed un paesaggio dove radicarsi. L'inedito e appassionato sguardo da architetto di Gianni Biondillo spazia dal Friuli della mitica gioventù pasoliniana alla Roma suburbana non ancora violentata dall'omologazione capitalista. Per poi, a «genocidio» avvenuto, constatare la fuga del poeta verso nuovi corpi e nuovi luoghi: quelli incontaminati (ma per quanto ancora?) del Terzo e Quarto Mondo. Un saggio che si immerge nei testi, nelle parole di Pasolini per cercare quegli itinerari – poetici, cinematografici, polemici, artistici – forse fra i più disperati e rabbiosi che la letteratura del Novecento abbia saputo consegnarci. Biondillo, da perfetto topografo, cerca in questo libro di ricostruirne la mappa.
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