La parte dell'altro

La scrittura di Schmitt è scorrevole, coinvolgente, permette al lettore di entrare nella psiche dei due Hitler, di osservare come il vero Hitler non sia stato solamente influenzato dal contesto socio-politico, dagli eventi di cui fu protagonista volontario e non, bensì le scelte da lui effettuate abbiano indirizzato la sua vita e la sua carriera in un certo modo. Ciò assolve a due funzioni principali, strettamente interrelate. La prima, fondamentale, serve a dimostrare come Hitler non fosse un folle o un pazzo, caratteristiche che contribuirebbero ad assolverlo dai crimini di cui fu ideatore. La seconda, che rappresenta il messaggio che l’autore vuole trasmettere, dimostrare che se “Hitler avrebbe potuto essere diverso da come fu, ogni lettore dovrà avere la sensazione che potrebbe diventare un Hitler”.

Come sarebbero andate le cose se Hitler fosse stato ammesso nel 2018 all’Accademia di Belle Arti? Capitolo dopo capitolo il vero Hitler si alterna all’Adolf H., quello virtuale ammesso all’Accademia. Interessantissima doppia biografia che scava nella mente dei due personaggi, uno l’antitesi dell’altro.

Magistrale ritratto di uno squilibrato che, forse, con l'aiuto di altre persone ed altre opportunità , avrebbe potuto scoprire la sua umanità. Non giustifica la figura del dittatore, anzi semmai la rende più chiara e per questo senza possibilità di redenzione.