Pàrtagas

Epicuro sosteneva che «Se gli dei esaudissero le preghiere degli uomini, l'umanità verrebbe dissolta a causa di tutti i mali che gli uomini si invocano l'un l'altro». Nel suo immaginario mondo di stati teocratici, riflesso dell'attuale trasposto in epoca passata, l’autore sceglie il medioevo per dare maggiore forza e contestualizzazione alla società di oggi, sempre più vittima di un processo di "medievalizzazione" imposto da un ritorno alla violenza. Il romanzo, come spiega Sergio "Alan D." Altieri nella sua prefazione, «costringe il lettore a confrontarsi con un'impietosa, per molti versi agghiacciante, metafora sociologica sulla natura più profonda e più maligna del potere», servendosi di passaggi mutuati alla storia, come il processo ai Templari e le battaglie di Gerusalemme che videro contrapporsi culture e religioni che ancora oggi trovano difficoltà nel coesistere in un clima di pace. Pàrtagas è un caleidoscopio attraverso cui si ripercorre il passato, il presente e il futuro di un processo di compenetrazione, a volte subdolo, a volte violento, di culture, tradizioni e religioni, in cui è presente un continuo intreccio di storie e una molteplicità di personaggi che si possono scorgere appoggiando metaforicamente l’occhio all'estremità dello strumento, osservando il generarsi di nuove realtà dall'unione dei frammenti di immagini relative ad altre realtà precedenti, che mutano, cambiano, si fondono e talvolta scompaiono. Come detto, Pàrtagas è la metafora del mondo concepito come entità territoriale divisa fra stati teocratici, in cui la religione è l’elemento dominante. In questo scenario, a tutti gli effetti, la storia parla di una totale guerra mondiale delle religioni. Con una in particolare che minaccia la stabilità e la pace degli altri governi e popoli. Il tutto racchiuso in un romanzo epico e cavalleresco che esalta i valori dell'amicizia, dell'amore, del coraggio e dell'onore che vanno oltre la vita e la morte. Un passatempo per lettori di tutte le età.