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Anno edizione: 2008
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non mi ha convinta più di tanto, mi ha emozionata solo a tratti e mi è sembrato più simile ad altri libri che raccontano di Afghanistan
Deborah Rodriguez è una parrucchiera americana che si reca in Afghanistan con un'associazione no profit x aprire un salone di bellezza a Kabul e istruire giovani afgane nell'arte della cosmesi, repressa dal governo dei talebani. Kabul è una città devastata dalla guerra, mancano gli alloggi e i servizi, ma le ragazze sono desiderose di curare il loro aspetto e rendersi economicamente indipendenti. E' una società ancora profondamente maschilista, le donne devono indossare il burqa e chiedere a mariti e padri il permesso di frequentare il corso x estetiste. All'interno della scuola, però, libere dal velo, sono più spontanee e raccontano le loro storie, spesso di violenze e maltrattamenti. E' un'avventura difficile, quella Debby, sempre a corto di finanziamenti, spesso ostacolata dalle autorità, alle prese con una cultura e tradizioni lontanissime da quelle occidentali. E' una storia vera, e come spesso accade nella realtà, non c'è happy end: alla fine Debby rinuncia a tornare in Aghanistan, x la sicurezza sua e delle sue allieve. La sua iniziativa non è stata però vana: le ragazze da lei istruite gestiscono in proprio le loro attività. L'Afghanistan descritto da D. Rodriguez è molto diverso da quello miserabile, corrotto e fanatico delle cronache di guerra americane, ma anche da quello desideroso di modernità, trasfigurato e un po' idealizzato di Hosseini. E' un paese mediorientale visto con gli occhi di un'occidentale, che cerca di capire più che di giudicare, di adeguarsi ai costumi locali e rispettarli, ma non riesce a condividere tradizioni e usi secolari accettati dalle stesse donne che noi consideriamo vittime. Come dice la stessa Rodriguez nelle pagine finali, gli occidentali vogliono cambiare la vita delle donne arabe, ma un cambiamento non può essere forzato, deve avvenire gradualmente nel tempo e attraverso le generazioni.
Libro stupendo, ben scritto, lettura scorrevole e piacevole e in più è un ottimo strumento per conoscere meglio la condizione delle donne in alcuni paesi del mondo.
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