Le parole non sono di questo mondo. Lettere al guardiamarina E. K., 1892-1895

Uno dei più bei libri letti negli ultimi anni. Si pone sulla scia di testi come le "Lettere a un giovane poeta" di Rainer M. Rilke: infatti, in queste lettere ritroviamo quella stessa sincera ricerca di senso, lo stesso desiderio di apertura dell'interiorità e di un'amicizia che sappia ascoltare e accogliere. Un libro di formazione, per formare il nostro essere a scendere nel profondo e a cercare le motivazioni del nostro agire e soprattutto della nostra vita.

Un serbatoio colmo di cose a cui però manchi sempre un'ultima linea perché questo sia credibile, riuscito e perfetto. Lo stesso accade quando si parla di erudizione senz'anima: "Sentire con l'anima, non con l'intelletto, sentire che tutte le cose dell'esistenza sono da porre in relazione tra loro, sono addirittura uguali nella loro essenza, capaci di qualsiasi influsso le une sulle altre e stanno in una certa misteriosa relazione morale tra loro. Questo è ciò che io chiamo all'incirca comprendere la vita. Di qui nasce almeno per me, la comprensione della propria grandezza e della propria pochezza, e l'amore per la vita. Proprio contro questo i sapientoni innalzano le loro barriere, e dimenticano l'eterno per ciò che è relativo, l'umano per ciò che è storico, ciò che è vitale per ciò che è scientifico". Se questo non è un manifesto di stupore e consegna della vita alla poesia e al poetico tutto, è comunque qualcosa che ci va vicinissimo. Libro inesauribile, una grotta di sorprese e lezioni, di grazia e bellezza assoluta. Gli echi della lettera di Lord Chandos restano imbrigliati anche qui in una sorta di umiltà indicibile: "Non vi è nulla di scritto a cui si possa credere, non si può con le parole mai dire qualcosa proprio così com'è". Questo cammino complesso di accadimenti chiamati chissà da chi, diretti chissà dove, una guida a cui manca sempre una pagina, una bussola con una quinta inesistente lancetta decisa forse dal caso, da congiure o favori celesti, da un Dio che origlia e scruta nei nostri cuori deboli. Sale un consiglio allora a incidersi nella lettura: "Il recupero di una condizione fanciullesca a diventare non ciò che si è, ma ciò che si era, preservare l'idea di una felicità non disciplinata". Un pugno di lettere che valgono un incontro d'amicizia istantanea, due sguardi dentro se stessi uguali a due specchi dai quali ci si allontana più ricchi, più nuovi: "Ci sono libri dopo aver letto i quali si cammina diversamente". E' questo ne è un esempio.