Le parole del maggio. Le scritte sui muri nel Sessantotto parigino

L'esplosione di parole in libertà che usò come supporto i muri di Parigi nacque significativamente come reazione ai limiti della comunicazione sociale standardizzata degli anni Sessanta. Contro un sistema comunicativo caratterizzato da pochi canali strettamente controllati, i volantini e i documenti, pur copiosamente prodotti nel corso delle occupazioni e delle lotte, non potevano bastare. I muri di Parigi parlarono in presa diretta, in contemporanea agli eventi, in una proliferazione acefala, senza soggetto,capace di costruire una comunicazione immediatamente spendibile, in grado di coniugare politica e arte, esistenzialismo e rivolta. L'immaginazione al potere si auto-esaltò e si propose al mondo con le sue riduzioni all'assurdo ("vietato vietare"; "Siate realisti, chiedete l'impossibile"); coi suoi dadaismi ("CRS = SS"); con i suoi accenti erotico-maoisti ("Abbracciail tuo amore – senza abbandonare il tuo fucile"); e con i mille fantasmi ed entusiasmi di una primavera che i mesi e gli anni successivi avrebbero presto raffreddato. Anche la violenza, evocata in tanti proclami militaristi, in quel maggio fu molto più recitata che praticata. Quel che resta impressionante, guardando le foto e i volti di quelle maree di giovani manifestanti, è la ricchezza culturale che, nell'irriverenza e nel gioco, seppe esprimere una moltitudine di ragazzini. Se pensiamo al vuoto dei muri metropolitani contemporanei, insozzati più che altro da tag puramente narcisisticheed autoreferenziali, c'è da augurarsi che presto qualcuno sappia nuovamente sporcare i muri con dei contenuti paragonabili al mitico "anno degli studenti".