Parmigianino, «peritissimo alchimista»

All'inizio del 500, una nube di luce investì la pianura emiliana, e invase di ori abbaglianti la grazia di una città minuscola e già sontuosa, forse regale: Parma. Estatici santi, teatrali martiri condividono uno spazio divino, di recente disertato dagli antichi dei; si inaugura così questo splendido libro all'occhio del lettore, con fastosità grande che appartiene a un tempo aureo, la cromatica conquista del cielo, il trionfo dello sguardo. Parmigianino va oltre il confine e cattura una luce aspra, inventiva, difficile. In questo libro ci sono degli itinerari labirintici, di rapido periglioso virtuosismo. Crepitano i nomi delle città dell'Emilia in quella incredibile avventura della pittura italiana: Parma, Modena, Ferrara, Bologna. Ma esistono? O sono nomi fittizi di una favola preziosa e imperdonabile? Come direbbe Cristina Campo; prospettive di città fantastiche come disegno geroglifico, allegorici dipinti di utopia, la terra che non c'è. Assolutamente ve lo consiglio.