Parlerò con la voce del vento

Sono un'esperta circa il popolo dei Nativi Americani, e, mi secca ammetterlo, perchè apprezzo ogni tentativo da parte di chi scrive su questo popolo da me tanto amato, ma questo romanzo non sembra affatto scritto "da uno di loro", anzi, lo stile narrativo, la mentalità, il linguaggio...sono assolutamente tipici del mondo occidentale. Ogni rigo è scritto da una persona bianca, e su questo non possono sorgere dubbi. Un insieme di descrizioni della natura, tante belle aspettative...ma alla fine il risultato non è soddisfacente. Banale, scontato, ingenuo, poco credibile, non riuscito. Questo è il mio parere personalissimo, e non sono qui per fare proseliti, ma semplicemente perchè ho diritto anche io ad esprimere la mia opinione, specie perchè sono una studiosa.

E' davvero un romanzo stupendo, poetico, ricco di colori e di sentimenti, fedele alla realtà storica e allo stesso tempo carico della capacità descrittiva della natura e delle emozioni tipiche degli Indiani d'America, al punto che sembra scritto da uno di loro. Gli eventi del passato, del periodo degli accordi di pace tra i pellerossa e gli americani, sembrano rivivere davanti agli occhi del lettore, che incantato scorre la storia d'amore intrecciata con le lotte di questo popolo tradito, oppresso, umiliato e distrutto sin nel profondo della propria cultura e tradizione. Scorrono contemporaneamente due tracce: quella degli indiani, dei nativi, e quella degli americani, invasori senza scrupoli. Scorre l'incanto di un popolo che vive in simbiosi con la natura, e la onora e rispetta come una madre. Lo consiglio a tutti, non solo a coloro che si interessano delle culture degli indiani d'America.