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Quando sono stato in Cecoslovacchia,molti anni addietro e prima che il muro,crollasse davvero, fummo ospiti dell' universita' di Praga.Ora,gli studenti furono molto gentili e molto disponibili a organizzare il nostro soggiorno,il cibo era scarsissimo,per lo piu' patate e tracce di carne in un mare di sugo piccante e birra a fiumi.E Praga era incantevole, unica e del tutto spoglia della citta' che avrei rivisto molti anni dopo con una Parinski degna di via Condotti,boutique della frutta e negozi oltre ogni dire che,la prima volta era inimmaginabile.Eppure,mi sentii a disagio,vi era come un' aura di controllo,persino discreto,ma ti sentivi: visto, non disco spiato ma certamente non ignorato.E quest' atmosfera,e' perfettamente riportata da Kadare' in questo suo libro,dove,il palazzo dei sogni,controlla in una specie di centrale suprema anche la vita onirica dei sudditi che vivono in Albania.Non vi e' nulla di piu' terribile della limitazione della liberta',ed e' cosi' vero che gli uomini dei paesi nei quali non vige la pena di morte,hanno scelto questa limitazione come la punizione massima da infliggere a chi trasgredisce le leggi che governano le societa'.Non riesco ad immaginare cosia sia stato il regime di Enver Hoxa in Albania,o peggio,la Russia del regime comunista,o il Cile di Pinochet,o la Cuba di Castro,che,visti cosi',piaccia o non piaccia,sono la stessa identica cosa,ma,Kadare' illustra con arte la dinamica del terrore.Il disagio di essere limitati solo non nell' azione politica o in quella sindacale,non solo nelle scelte della vita attiva e sociale,non solo nella pulsione di disubbidire, ma, nella possibilita' stessa di pensare.E, impedire ad una persona di avere pensieri liberi e' ucciderne l' esistenza stessa.Non molti anni fa,alcuni borghesi ( un tempo si diceva cosi')con le camice di trina e la fuoriserie del padre, volevano che al potere ci andasse "L' immaginazione",ricordi? Poi pensarono bene di andarci di di persona.E vi sono riusciti. Guardali.
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