Il palazzo dei cristalli

Un romanzo ambizioso che palpita di una profonda conoscenza storica di avvenimenti che potrebbero risuonare come di secondo piano intesi nella Storia con la "S" maiuscola; personaggi profondi e spesso credibili, la cui figura di spicco è Bena Jonssen, una donna che si vede costretta a trasferirsi a Pueblo, una città il cui clima è quasi proibitivo per il suo da poco nato figlio. Un personaggio ricco di sfacettature, come lo è la storia stessa, supportata da uno stile stupendo capace di penetrare nell'intimo della vicenda e dei personaggi. Una galleria di figure a volte bizzarre, altre volte malinconiche, di sicuro tutte avvolte da un passato che le ha segnate irrimediabilmente e che le vede combattere giorno dopo giorno contro quei ricordi e ciò che essi generano.Così Bena sopporta, alzando il bavero ogni volta che la tempesta di sabbia si solleva, i tradimenti espliciti del marito, le difficoltà della crescita del figlio (di cui ha consapevolezza di una sua malattia tragica e terribile che il suo uomo, cieco, non riesce a scorgere nonostante la professione di medico). Sarà costretta a lottare contro un maschilismo forte e offensivo, costretta a dimostrare di essere donna nella sua integrità, costretta ad essere attiva laddove suo marito la vorrebbe passiva. E a differenza delle altre figure femminili presenti nella storia, che sembrano rimembrare con nostalgia gli anni andati, lei li utilizza come metro di valutazione per ciò che le sta accadendo, e li somatizza dimodoché abbia a superare le varie difficoltà della vita quotidiana. Con uno sitle fiorito ma semplice, la capacità evocativa, Heidi Julavits costruisce un romanzo che, pur nel suo finale tragico e quasi frammentario - perché così probabilmente lo vive la protagonista - risulta brillante ed acuto, attenta com'è l'autrice a quelle sottigliezze che distinguono uno scrittore competente da un bravo scrittore: doti poetiche e di intreccio al di sopra della media per un esordio davvero sfolgorante.