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Il libro raccoglie lettere, memorie, brevi saggi, dissertazioni di Saint-John Perse: tra questi, il discorso tenuto a Stoccolma in occasione del conferimento del Nobel. Si tratta della sua prosa più conosciuta in assoluto, una vibrante celebrazione della Poesia intesa come “strumento conoscitivo alternativo e complementare alla scienza”. Il poeta è, secondo Perse, “la cattiva coscienza del suo tempo”, voce profetica e visionaria che si eleva aldilà di ogni futile apparenza, e aiuta ad essere consapevoli della propria inviolabile e impenetrabile unicità. Nel 1960 apriva questa celebre allocuzione con queste parole: “Solo per la poesia ho accettato l’omaggio che le viene reso in questa sede, e che bramo di restituirle”. Sottolineando lo scarto tra la gratuità dell’arte poetica e “l’attività di una società sottomessa alle servitù materiali”, Perse rivendicava per la poesia e alle sue “folgorazioni dell’intuito”, la stessa dignità di ricerca e di immaginazione delle altre scienze. “Figlia della meraviglia”, operando con “pensiero analogico e simbolico”, la poesia è in grado di sondare il mistero dell’essere, e di renderlo percepibile attraverso la grazia del linguaggio. Tale appassionata considerazione nei riguardi della scrittura si ritrova nelle lettere antologizzate in questo volume, dirette a corrispondenti prestigiosi (Stravinskij, Riviére, Larbaud, Ungaretti, Paulhan…), a cui attribuiva la sua stessa acuta sensibilità e il suo stesso rigore compositivo. E sapeva mettere in luce, con pochi calzanti cenni critici, le principali peculiarità stilistiche degli scrittori presi in esame (Dante, Eliot, Gide, Claudel, Tagore, Ocampo, Borges, Cioran, Bousquet, Char), tributando loro un riconoscente omaggio. In Saint-John Perse la consapevolezza della missione della scrittura si univa alla coscienza del proprio valore di letterato, autore di un’opera “evoluta al di fuori di uno spazio e di un tempo”, nella stessa misura eterna e universale.
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