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Il libro descrive le trasformazioni prodotte dal petrolio. Una risorsa che rappresenta l'illusione della ricchezza ottenuta con un colpo di fortuna. Ma non sempre il petrolio rende ricchi coloro che lo scoprono sul proprio territorio. La tecnologia per l'estrazione non è facile da ottenere e si finisce sempre per avere bisogno dell'aiuto interessato delle grandi compagnie. Spesso si fronteggiano burocrati inesperti e scaltri esponenti delle multinazionali. I governi sperano di guadagnare ma spesso sono in pochi a godere i benefici dell'estrazione. I prezzi instabili mettono poi in difficoltà monarchi e dittatori che per rifarsi delle perdite chiedono prestiti a banche ben felici di concederli dietro le garanzie fornite dall'oro nero. I debiti si ingrossano e i ricavi vengono spesi per alimentare conflitti. L'Iraq di Saddam è un esempio di questo meccanismo. Le attività più sostenibili come pesca e agricoltura si atrofizzano e il cibo diventa più facile importarlo che produrlo. Le monarchie del petrolio utilizzano questa politica di corto respiro. A meno che uno stato sia poco popolato e le riserve di petrolio ingenti come in Brunei o negli Emirati arabi uniti quando il prezzo del greggio scende le distorsioni dell'economia causate dai petrodollari colpiscono duramente il livello di vita della popolazione. Saddam ha tentato per ultimo di punire i nemici attraverso lo strumento del petrolio. Nel settembre del 2000 annunciò che l'Iraq avrebbe accettato solo pagamenti in euro e non più in dollari americani. Poi ritirò tutto il petrolio dal mercato. I nuovi progetti di trivellazione ed espansione vennero affidati a russi francesi e cinesi. Il resto è storia recente e ora anche l'Iran sta provando a costruire una borsa petrolifera con scambi in euro proprio per liberarsi dal giogo economico dei nemici. Il seguito lo vedremo.
Paolo Di Motoli
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