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Le origini dell'uomo moderno. Dai primi ominidi a homo sapiens - Roger Lewin - copertina
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Le origini dell'uomo moderno. Dai primi ominidi a homo sapiens - Roger Lewin - copertina
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Dettagli

1996
1 gennaio 1996
216 p., ill.
9788808090386

Voce della critica


recensione di Mariani, G. - Costantini, R., L'Indice 1997, n. 2

A buon diritto si può ritenere che le ricerche e le teorie scientifiche relative all'origine della specie umana abbiano preso l'avvio con la pubblicazione delle opere di Charles Darwin e del suo insigne seguace Thomas Henry Huxley. Già nel 1863, poco dopo la pubblicazione dell'"Origine delle specie", Huxley pubblicava le "Prove del posto dell'uomo in natura", importante opera che apriva effettivamente la via alla pubblicazione de "L'origine dell'uom"o da parte di Darwin stesso, nel 1871. Da allora, molta luce è stata fatta sulle origini della nostra specie. L'antropologia e la paleontologia umana hanno raccolto una messe imponente di dati, il cui progressivo inquadramento scientifico viene delineando in modo sempre più preciso le tappe fondamentali dell'evoluzione umana e preumana nel corso degli ultimi sei-otto milioni di anni di storia del nostro pianeta. Recentemente poi, ai dati derivati dagli studi di anatomia comparata e dall'analisi di reperti fossili, si sono affiancati i risultati derivati dallo sviluppo di tecniche di biologia molecolare, che forniscono informazioni sul processo di ominazione attraverso lo studio del codice depositario dell'informazione genetica, il Dna.
Per chi volesse aggiornarsi su queste affascinanti problematiche segnaliamo la recente traduzione in italiano dell'opera "Le origini dell'uomo moderno" di Roger Lewin, originariamente pubblicata dalla Freeman nell'ambito della "Scientific American Library" e ora edita da Zanichelli nella collana "Nuovi Classici della Scienza". Lewin, biologo evoluzionista da anni impegnato nella divulgazione scientifica, è specializzato nell'evoluzione umana e ha interagito con le figure più significative che operano professionalmente nel settore. Il libro conduce nel vivo del dibattito scientifico attuale, ripercorrendo le fasi salienti della storia della paleontologia umana, con riferimento sia ai dati paleontologici, derivati dallo studio diretto di reperti scheletrici fossili, sia ai dati molecolari, derivanti dall'analisi comparativa del Dna dell'uomo e delle grandi scimmie simili all'uomo, le antropomorfe. Il pregio principale di "Le origini dell'uomo moderno" è quello di fornire una visione approfondita e aggiornata di una fase cruciale dell'evoluzione umana, quella che ha portato, nel corso degli ultimi 200-300.000 anni, alla forma umana attuale, "Homo sapiens". In questo contesto, vi è da affrontare il controverso problema della relazione intercorrente tra la nostra specie e l'uomo di Neandertal, i cui primi reperti fossili furono scoperti, già nel lontano 1856, nell'omonima località tedesca, la valle di Neander ("Neander Tal"). Per inciso, questi importanti fossili ebbero un ruolo significativo nel dibattito sull'evoluzionismo darwiniano che si aprì nel 1859.
Il libro si apre con un prologo che sinteticamente mette a fuoco il vasto sfondo della storia evolutiva degli ominidi. Vengono poi trattate le prime fasi dell'ominazione e il problema delle relazioni evolutive tra antenati dell'uomo e antenati delle grandi scimmie antropomorfe, scimpanzé, gorilla e orangutan. La documentazione fossile relativa all'epoca in cui i primi ominidi si differenziarono dalle linee evolutive delle antropomorfe è purtroppo scarsa, a causa della rara esposizione di sedimenti fossiliferi terrestri africani relativi al periodo tra 3,5 e 7,5 milioni di anni fa. È in tale periodo che si situa quella fase evolutiva critica che, da un ceppo ancestrale comune, portò all'emergenza degli ominidi, forme bipedi adattate ad ambienti aperti o scarsamente boscati. L'evoluzione dei primi ominidi fu influenzata da imponenti, seppur progressive, modificazioni ambientali. Il clima andava incontro a un raffreddamento, con l'accentuarsi della stagionalità, e in numerose zone le foreste vergini erano sostituite da savane parzialmente boscate o da boschi a caducifoglie. La radiazione evolutiva degli ominidi produsse forme che erano in grado di sfruttare la varietà di nuovi ambienti di savana che si resero disponibili. Da tali forme, definite australopitecine, poiché i loro fossili furono inizialmente rinvenuti in Africa australe, si originarono, intorno a 2,5 milioni di anni fa, i primi rappresentanti del genere Homo, oggi assegnati alla specie "habilis", cui succedette poi, intorno a 1,7 milioni di anni fa, la specie "erectus", che dette in seguito origine all'uomo di Neandertal e all'uomo moderno.
Lewin tratta con chiarezza e dettaglio di informazioni il ruolo avuto dalla cosiddetta antropologia molecolare nel mettere a fuoco con precisione maggiore il problema dell'origine degli ominidi. Come efficacemente spiegato, i dati dell'antropologia molecolare derivano dall'analisi comparativa, fra antropomorfe e uomo o nell'ambito delle diverse razze umane, di variazioni nelle sequenze del Dna del nucleo cellulare (Dna nucleare) e del Dna degli organelli citoplasmatici definiti mitocondri (Dna mitocondriale). Le informazioni derivanti da tali studi integrano e pongono in prospettiva i dati classici dell'anatomia comparata e i preziosi ma rari indizi forniti dalla documentazione fossile.
Entrando nel vivo del soggetto, il libro ripercorre poi la classica storia delle scoperte relative ai fossili neandertaliani e i dibattiti a esse conseguenti, inquadrati nel contesto culturale del tempo in cui avvennero. L'uomo di Neandertal si è sviluppato in Europa e in confinanti regioni asiatiche, probabilmente intorno a 200-300.000 anni fa, e si è estinto circa 30-40.000 anni fa. Già precocemente, nel dibattito scientifico sull'origine dell'uomo di tipo moderno, emergono orientamenti che vedono, in misura maggiore o minore, i neandertaliani come nostri antenati diretti e orientamenti che negano una relazione genetica diretta fra neandertaliani e uomini attuali. Secondo quest'ultimo punto di vista, l'uomo di tipo moderno sarebbe derivato da una forma evolutasi indipendentemente, al di fuori dell'area europea, dalla specie "Homo erectus". L'uomo di tipo moderno avrebbe poi sostituito l'uomo di Neandertal, migrando in Europa e forse contribuendo direttamente all'estinzione dei neandertaliani. Recentemente, scoperte di fossili e dati molecolari hanno posto l'accento sull'Africa come culla di origine non solo degli ominidi, ma anche dell'uomo moderno. Lewin dà ampio spazio ai dati molecolari a supporto dell'origine africana dell'uomo moderno. Questi dati derivano principalmente dall'analisi comparativa del Dna mitocondriale, che riflette l'eredità materna, essendo prevalentemente trasmesso dalla cellula uovo. L'origine della "prima donna moderna" si ipotizza intorno a 200.000 anni fa, sulla stima della velocità di divergenza dei codici genetici mitocondriali delle razze attuali rispetto al genoma mitocondriale ancestrale. Questa datazione viene integrata con dati paleontologici e con i risultati di nuovi metodi di datazione assoluta. L'ipotesi dell'origine africana o, forse, medio-orientale dell'uomo moderno è suffragata anche da altri studi a carattere molecolare e da affascinanti correlazioni tra genetica, linguistica e archeologia. In questo campo hanno un ruolo di primo piano gli studi di Luigi Cavalli-Sforza, eminente genetista italiano che opera da tempo negli Stati Uniti.
Infine Lewin riesce a darci un panorama dei dati archeologici e del simbolismo artistico che si sviluppano con il diffondersi dell'uomo moderno. L'ultimo capitolo è dedicato all'origine e allo sviluppo del linguaggio. Riferendosi agli antichi simbolismi, è di particolare interesse per il lettore italiano il fatto che sia riportata la controversia sulla famosa deposizione del cranio umano del Monte Circeo, riguardo alla quale viene contrapposta l'ipotesi dell'origine rituale, già sostenuta dal nostro grande Alberto Carlo Blanc, a quella più prosaica, ma ritenuta oggi più attendibile, che fa riferimento all'attività di grandi carnivori.

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