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Dopo L'ultimo Catone e Iacobus, Matilde Asensi ci regala un'altra storia di mistero che affonda le sue radici nelle pieghe più segrete del passato. Questo terzo romanzo della scrittrice spagnola appassiona, diverte, istruisce e ha tutti gli ingredienti necessari per diventare un bestseller: un codice per arrivare alla verità la cui chiave è nascosta in una lingua antica, un gruppo di investigatori che dovrà superare prove e risolvere enigmi, una trama incalzante che dai giorni nostri risale fino alle origini dell'umanità. Il risultato è una sapiente combinazione di verità storica e finzione, un mix ben dosato di avventura, suspense e misteri esoterici a cui vengono date affascinanti interpretazioni.
Tutto ha inizio quando l'etnologo Daniel Cornwall viene ritrovato dalla moglie in stato di catalessi: l'uomo, inginocchiato sul sofà, la fissa con sguardo vacuo, implorandola di dargli sepoltura. I tentativi di riportarlo alla realtà sono vani e i medici, a cui viene affidato, riconoscono a suo carico una singolare diagnosi: illusione di Cotard, una sindrome causata da un'incurabile alterazione cerebrale i cui effetti sono paragonabili ai danni provocati da un baco informatico in un software. Il fratello della vittima, Arnau, un brillante hacker di Barcellona, sospetta però che non si tratti di una banale malattia e intuisce che l'etnologo è stato colpito da un'arcana maledizione contenuta nell'aymara, l'idioma antico e misterioso che stava cercando di decifrare. Con i suoi fedeli collaboratori Jabba e Proxi, pirati informatici, Arnau, vincendo la sua ritrosia per tutto ciò che è irrazionale e inspiegabile, parte dunque per la Bolivia, dove l'aymara è ancora parlato dalle tribù discendenti degli inca: l'unica speranza di salvare il fratello è nascosta nell'antica incomprensibile lingua, che, come i software informatici, fonda la sua struttura su un principio binario, e in quei luoghi impervi della selva amazzonica, costellati di monumenti colossali e bassorilievi che paiono raffigurare extraterrestri. Qui i tre dovranno superare una serie di prove, tradurre messaggi in codice, calcolare algoritmi, risolvere quesiti matematici, per spezzare la maledizione che ha colpito Daniel e non solo: scopriranno infatti un segreto che si perde nel tempo e riguarda l'origine di tutta l'umanità…
Come dichiara la stessa autrice, l'idea ispiratrice del romanzo è contenuta in un libro di Umberto Eco, La ricerca della lingua perfetta, in cui si cita l'aymara, un'antica lingua precolombiana la cui struttura è simile a quella di un software informatico. Da questo spunto iniziale reale, con il ricorso a molta fantasia e a una grande abilità narrativa, l'Asensi ha saputo realizzare un romanzo avventuroso, a cavallo tra passato e futuro, tra archeologia e nuove tecnologie, il cui motore e la cui chiave di soluzione finale, risiede nel potere straordinario, quasi magico, della parola.
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