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1
2007
1 gennaio 2007
90 p.
9788887450828

Valutazioni e recensioni

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Charlie
Recensioni: 1/5

Il titolo è molto corretto: a qualsiasi ora lo leggiate, il libro vi farà addormentare. Sarà presto adottato in anestesiologia.

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Laura Mariani
Recensioni: 5/5

Libro molto bello. Per chi ama la poesia non banale.Copio alcuni passaggi dalla recensione di Roberto Rossi Precerutti su“Poesia”- Novembre 2007: “I versi di Vittorio Sereni posti in esergo alla raccolta di Mario De Santis costituiscono, per il lettore, una preziosa indicazione di percorso: “Troppo il tempo ha tardato / per te d’essere detta / pena degli anni giovani”. Infatti, il modo di abitare i giorni è anzitutto, per De Santis, esplorare i confini di una perdita che pur essendo ferita e strazio, si accende di melanconica luce memoriale.(…) Libro sontuosamente e, vorrei dire, modernamente metafisico, Le ore impossibili inverano un singolare equilibrio tra riflessione sulla caducità (“oggi morire è del tutto un passo puro”), dove inattesi echi rilkiani si mescolano in modo convincente a straniate emblematizzazioni (“i fari indagano nel bianco, pace / sospetta e vile nell’alba mai creata / sopraelevate che sembrano le chiese inutili / i ponti sui deserti”). Teatro di questo “mistero” laico sono una Roma di barbara violata bellezza (..) o una Milano trasfigurata e, insieme, riconoscibilissima:“...l'abbandono / al niente è perfetto come regno, così come la nostra / ombra disegna a perfezione la gabbia d'aria, / l'improvvisa trappola in cui cado, gelida giostra”; altre volte, si compone nella funebre e ingannevole precisione delle geometrie di mattini di luce povera, quando le cose si accampano su uno scenario di dura fissità (“non sono ancora pronto, la mattina prima del lavoro / la pioggia si ferma con furia, / la pioggia che ci aspetta, calcificata, sospesa tra gli uccelli”).(..)Attraverso un gioco protratto di rifrazioni che catturano provvisoriamente qualche sparso brandello di fulgore, l'io è significato essenzialmente dal corpo che, al pari di certe immagini di Bacon, sembra precipitato nell'acqua di uno specchio abbandonato al fondo di una stanza buia. Eppure, qualcosa infinitamente brucia consumando i recinti di infermità e silenzio dove non si può essere che “schegge / che stanno attorno al vuoto”(..).

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