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scheda di De Federicis, L., L'Indice 1996, n. 8
Prosegue a Torino, alla scuola di Ossola, una tradizione di studi tassiani che, risalendo a Giovanni Getto, tocca il mezzo secolo. In questo solco la giovane Giuliana Picco si è ritagliata uno spazio d'indagine centrato sulla rappresentazione delle donne e sui cambiamenti strutturali e stilistici che intervennero nel passaggio dalla "Gerusalemme liberata" alla revisione della "Conquistata". L'argomento oggi può interessarci anche in un ambito largo, di storia della cultura, e collegarsi ad altri studi in corso sui modelli d'amore, già ritenuti costitutivi del mondo occidentale e, oggi, discussi proprio in tale loro specificità. Ma nasce dall'interno dell'opera di Tasso e ne segna un percorso privilegiato per cogliere i turbamenti del poeta e la sua linea di riflessione, di evoluzione. Il ricco repertorio dei raffronti testuali e gli oculati riferimenti critici formano l'ossatura del lavoro di Giuliana Picco, che è invece sempre prudente nel trarre conclusioni generalizzanti. Una però ne enuncia senza riserve: le eroine del poema "superano tutte i limiti loro imposti dal cliché storico della condizione femminile" e hanno qualità peculiari che le avvicinano a un tipo di "virtù" più maschile che donnesca. Esempio massimo del negarsi alla femminilità è ovviamente la guerriera Clorinda, un personaggio la cui ideazione risulta subito perfetta e sul quale Tasso non mostra sostanziali ripensamenti nelle due stesure del poema. (Si capisce, aggiungiamo, che Clorinda entri poi a far parte, sulla via dell'emancipazione femminile, degli esempi illustri di donne capaci di sottrarsi alle strettoie dei ruoli, e che nel suo nome incominci un noto sonetto di Petronilla Paolini Massimi: "Sdegna Clorinda a i femminili uffici / chinar la testa...").
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