Gloria Staffieri racconta la storia dell'opera italiana dalle origini alla fine del Settecento, del sistema operistico e dei suoi protagonisti: impresari, poeti, compositori, cantanti. Nella parte dedicata al Seicento descrive gli esordi del melodramma a Firenze e Mantova, i drammi sacri e le prime opere comiche a Roma, l'invenzione dell'opera mercenaria a Venezia e la diffusione del teatro d'opera. Il Settecento vede molte riforme del teatro musicale: vengono analizzati l'influsso dell'Accademia dell'Arcadia, l'opera seria di tipo metastasiano, l'opera buffa, dagli intermezzi veneziani e dalla commedia per musica in dialetto napoletano ai drammi giocosi di Carlo Goldoni, e la molteplicità di modelli per le opere dopo Metastasio. Come è necessario in un manuale, il libro riassume fatti in gran parte conosciuti dagli specialisti: si sa bene ad esempio che nella formazione dell'opera la tragicommedia pastorale è più importante della tragedia greca. L'autrice modifica alcune interpretazioni precedenti: non c'è dubbio che le convenzioni operistiche abbiano origine nel teatro commerciale veneziano, ma Staffieri mette in rilievo per la prima volta la "drammaturgia modulare", ispirata dalla commedia dell'arte, nei libretti romani di Giulio Rospigliosi come secondo modello. Il libro parla soprattutto di convenzioni operistiche (l'intreccio caratteristico dell'opera veneziana, con due coppie d'innamorati; situazioni-tipo e personaggi-tipo; il modello metastasiano: il primato della poesia sulla musica, la combinazione di un'azione principale politico-dinastica con vicissitudini amorose), di strutture (numero e forma, metrica e musicale, delle arie; sviluppo dell'aria col 'da capo'; avvicinamento e scambi reciproci tra opera seria e buffa, pezzi d'assieme e finali introdotti nell'opera seria; l'aria bipartita e il rondò sostituiti all'aria col 'da capo'), fonti e modelli (influsso della drammaturgia spagnola nel Seicento, della tragedia francese e del teatro inglese nel Settecento; testi classici, compendii e volgarizzazioni che forniscono soggetti mitologici e storici ai librettisti), e del contesto culturale (l'opera e il teatro parlato; l'opera seria di Metastasio come portavoce dell'ideologia assolutistica e i riflessi del programma illuministico nel teatro musicale). Descrive anche le istituzioni teatrali (l'opera nelle corti, le compagnie itineranti, il sistema impresariale) e la macchina spettacolare (luoghi teatrali, scenografia e scenotecnica, elementi performativi: gesti e movimenti codificati). Sei pagine sono dedicate all'analisi del Giasone di Giacinto Andrea Cicognini e Francesco Cavalli: l'autrice enumera le fonti antiche della storia degli Argonauti, spiega come Cicognini abbia cambiato la favola e il carattere dei personaggi, e ne abbia introdotti di nuovi, di basso rango, e mostra come il librettista abbia combinato il soggetto antico con elementi provenienti dal Burlador de Sevilla di Tirso di Molina, prima versione della storia di Don Giovanni. "Il mito antico si trasforma infatti in un tipico dramma di onore e vendetta alla maniera spagnola": questo insegna come lavoravano i librettisti veneziani, ma non riesce a trasmettere la vis comica del libretto. Esistono molti libri che fanno il riassunto dei libretti citandone dei brani: l'autrice spiega che invece di "una storia dell'opera italiana", il suo libro è "piuttosto una rete di trasmissione dati, una silloge di materiali, riflessioni, spunti critici sulla storia dell'opera italiana". Albert Gier
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