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Omicidi in città - Fulvio Gianaria,Alberto Mittone - copertina
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Descrizione


Sono molto diversi tra loro gli omicidi narrati in questo volume, così come sono diversi vittime, colpevoli e sospetti, spesso lontani per origine, classe sociale, età, cultura. Comune è invece la scena, Torino, una città nelle cui vicende si riflette tanta storia del nostro complicato Paese. Dall'artigiano Francesco Gariglio, accoltellato in strada in una Torino ancora inquieta per il trasferimento a Firenze della capitale del Regno, a don Giacomo Bertolone, sfregiato al volto con l'acido nell'ottobre del 1896, a opera di una giovane apprendista modista. Da Vittoria Nicolotti, strangolata una notte d'agosto del 1930 nel letto del suo elegante appartamento borghese dall'amica Rosa Vercesi, all'avvocato Massimo Gianoli, trucidato nella sua abitazione insieme ad altri nove fra parenti e domestici nel piccolo paese di Villarbasse, alle porte di Torino, il 20 novembre 1945. Dal manager della Fiat Eleuterio Codecà, freddato una sera di primavera del 1952 a pochi passi dalla sua bella casa in collina, a Barbara Azzaroni e Matteo Caggegi, due giovani "compagni combattenti" uccisi dalla polizia il 28 febbraio 1979 in una vecchia osteria e "vendicati" dagli amici di Prima Linea con tre colpi di P38 sparati contro l'ignaro oste, Carmine Civitate. Da Paolo P., un giovane di sedici anni deceduto nel suo letto per overdose il pomeriggio del 9 luglio 1990, a Fatima Zohra, una ragazza marocchina di 22 anni accoltellata il 7 dicembre 2006 dal pretendente Khalil Nour Eddine, in una città ormai multietnica.
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Dettagli

2009
131 p., Brossura
9788871808239

Voce della critica

1876-2006: è l'arco di tempo su cui si allineano i dodici fatti di sangue ricostruiti, con puntigliosa precisione, dagli autori di questo avvincente libretto. Drammi eterogenei, rievocati su registri diversi. Per raccontare la storia del cioccolataio Gariglio, pugnalato da un sicario in una stradina buia del quartiere di Vanchiglia, Gianaria e Mittone si divertono ad adottare i modi del feuilleton ottocentesco, mentre traducono la vicenda della bella Rosa Vercesi, assassina della sua amica Vittoria, nel linguaggio del dramma giudiziario. Poi, man mano che le vicende si avvicinano ai nostri giorni, passano gradualmente a una scrittura diversa: più neutra, sommessa, volutamente opaca. Quando arrivano alla morte recentissima (2006) di Fatima Zora El Ksis, la studentessa marocchina uccisa a coltellate da un corteggiatore respinto, di cui aveva inutilmente denunciato le molestie, rinunciano a ogni commento. Lasciano, con una scelta straordinariamente efficace, la parola alla sentenza pronunciata dal tribunale contro l'assassino. Sentenza che ordina – esempio tragicomico dei cronici ritardi burocratici della legge – "la confisca del coltello marca Koch-Messer avente una lama della lunghezza pari a cm. 20". Tra la morte di Gariglio, che ha per sfondo la mala d'altri tempi cara a Ceronetti, e quella di Fatima Zora, che ci costringe ad aprire gli occhi sulla realtà di oggi, scorre davanti a noi la storia delle trasformazioni di una città, colta – ha scritto giustamente il prefatore – in una specie di lunghissimo piano sequenza. Dalla Torino ottocentesca passiamo a quella modernizzata dall'industria nascente; dalla città in cui la seconda guerra mondiale si prolunga in sanguinose vendette di sbandati, alla "capitale dell'auto" chiusa nella sua illusoria e precaria opulenza. Le morti violente sono soltanto un filo nel labirinto della Storia, ma un filo che gli autori padroneggiano bene e sanno sfruttare sino in fondo.
Mariolina Bertini

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