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scheda di Pauncz, A., L'Indice 1995, n. 7
Autrice del libro è la comunità filosofica di Diotima, nata presso l'Università di Verona nel 1984 e composta da singole donne accomunate da una pratica comune di relazione. Lo scopo del libro, che si articola in cinque saggi, è quello d'indagare le radici femminili dell'autorità. Nel primo saggio Diana Sartori propone una rilettura di Kant, cogliendo un'analogia fra l'imperativo categorico e l'ordine materno, che viene riassunto nei termini di "Agisci sempre come faresti se io fossi presente"; il riferimento materno è visto come l'unico da cui non si può prescindere e che dà la dimensione dell'incapacità di "pensarmi assolutamente autonoma". È necessario riconoscere l'autorità materna per ri-creare la possibilità di un rapporto di autorità fra donne. Solo il riconoscimento fra donne di un'autorità femminile può dar luogo a una forma di autentica libertà, in quanto la relazione in cui viene autorizzato e quindi si autorizza l'emergere dell'autorità femminile è l'unica in cui si crea lo spazio e la dimensione simbolica e politica della specifica libertà femminile. Nei tre saggi di Chiara Zamboni, Letizia Comba e Annarosa Buttarelli si espone la differenziazione fra potere, costruzione coercitiva che si fonda sul dominio esercitato anche con mezzi costrittivi, e autorità, che si basa sul riconoscimento delle diversità e ne valorizza gli aspetti di forza. Nel saggio di Wanda Tommasi, in una rilettura di Hegel e della dialettica servo-padrone viene valorizzato il percorso del servo (e dell'obbedienza) perché in grado di recuperare un'espressione positiva della libertà autentica, attraverso l'affidamento a un'autorità femminile. Il saggio conclusivo di Luisa Muraro ricostruisce e reinterpreta l'emancipazione femminile egualitaria alla luce del pensiero della differenza.
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