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Dettagli

2000
80 p., Brossura
9788879811620

Voce della critica

Ofelia e le altre è una raccolta di scritti brevi che esplora la condizione femminile attraverso età e letterature differenti: e lo fa con uno spirito di compassione (nel suo senso più autentico, etimologico), con una lucidità e una crudezza tali, che d'istinto lo penseresti scritto da una donna, "geneticamente" consapevole del perpetuarsi di certe dinamiche terribilmente sfavorevoli nei confronti del suo stesso genere. Invece questo libro, purtroppo poco piacevole quanto a veste editoriale, è la testimonianza della sensibilità con cui un uomo, anzi, un monaco benedettino, è stato capace di leggere nella storia e nelle storie che hanno per protagoniste donne sventurate, coraggiose, tradite, o più semplicemente incomprese e messe in disparte.

Giovanni Franzoni è nato nel 1928 in Bulgaria, ma scrive in italiano: le sue opere - Il diavolo, mio fratello (1986), Giobbe (1987), Anche il cielo è Dio (2000), alcune delle quali tradotte e pubblicate anche all'estero - trattano di argomenti teologici contaminati, per così dire, dalla politica e dalla quotidianità, in particolare quella difficile che incontra svolgendo il suo ruolo di animatore all'interno delle comunità cristiane. Di questa duplice ispirazione, teologico-letteraria da un lato e strettamente aderente all'esistenza dall'altro, si nutre anche questa galleria di ritratti femminili, che spazia da Ofelia (che nell'immaginario collettivo occidentale è indubbiamente una delle vittime più note del protagonismo e dell'egoismo maschile) alla "mite" di Dostojevskij, da Eloisa alla poetessa Gaspara Stampa, fino ad alcune figure di donna (Jolanda, la prostituta che amava Pasolini; Agnese, la disperata che non sapeva dare; Franca, bella ma incapace di accettarsi) che riemergono affettuosamente e drammaticamente alla memoria dell'autore, che le ha conosciute e accolte con slancio.

Il filo rosso che riunisce tutte queste esistenze, che si tratti di vite reali o fittizie, consiste nel loro tentativo di autoaffermazione nella ribellione - destinata spesso a fallire - nei confronti di una logica maschile che le voleva "messe tra parentesi". La follia, il suicidio, il pianto, l'inganno sono i segni della trasgressione femminile al potere dell'uomo che nega la sua corporeità, che ne abusa, trattando la sua verginità come una merce di scambio. La Bibbia è colma di racconti di padri disposti a offrire le proprie figlie giovinette allo stupro di uomini violenti per evitare che essi minaccino invece i loro ospiti, considerati sacri e inviolabili: Franzoni cita l'esempio di Lot, nipote di Abramo (Genesi, 19,8), insieme ad altri sorprendentemente numerosi e destinati a testimoniare il sadismo maschile. Un sadismo che, a quanto sembra, non conosce limiti spaziali né temporali, ma nemmeno viene neutralizzato dalla sapienza filosofica e teologica: è il caso di Abelardo, che pur amando Eloisa la sacrifica sull'altare della religione, così come fa il pavido reverendo Dimmesdale nel celebre romanzo di Hawthorne, La lettera scarlatta, e perché no, monsignor Milingo, protagonista delle cronache più recenti insieme alla moglie Maria Sung.

Ma cosa c'è dietro questo desiderio di annullamento della figura femminile, dietro tale sistematica negazione della sua fisicità, cui nemmeno San Paolo sembra sottrarsi, dato che non esita a definire le donne come competitrici rispetto a Dio ("L'uomo non sposato si preoccupa di quel che riguarda il Signore e cerca di piacergli. Invece l'uomo sposato si preoccupa di quel che riguarda il mondo e cerca di piacere alla moglie", I Corinti 7, 32-34)? Franzoni, che con abilità - anche narrativa - davvero notevole mescola il piano reale con quello fittizio, citazioni dotte con aneddoti quotidiani, teologia e analisi della nostra civiltà massmediatica, risponde affermando con decisione che ciò accade in quanto le donne sono da sempre portatrici di una teologia innovativa, in cui Dio non risulta essere un severo dispensatore di premi e punizioni; semplicemente, esse preferiscono dedicare la loro attenzione alla quotidianità, alla sofferenza, piuttosto che identificarsi con una logica fondata sulla remunerazione, che sembra prevalere nella Weltanschauung maschile della vita. Questa vocazione al particolare le distingue dai colleghi maschi, capaci (e desiderosi) di vedere in Dio soprattutto un grande demiurgo che dà vita all'universo con la forza e l'equilibrio della ragione, dimenticandosi che niente è più creativo di quell'amore che "è anche tenerezza viscerale" e che "è nel piccolo di una vita che si scopre l'anima profonda del creato", secondo quanto recita la sapienza ebraica. Se Eva ha peccato mangiando la mela, Adamo, sembra dire l'autore, ha peccato perché non aveva preso la mela in sufficiente considerazione: la sua incapacità di affondare i denti nella vita lasciandosene contaminare avrebbe generato uomini fondamentalmente incapaci di accettare il lato meno nobile dell'esistenza, e soprattutto portati a condannare chi, per istinto naturale, vi si mescola traendone piacere e dolore. Le donne, pazze, peccaminose e visionarie, ma aperte, generose; gli uomini, distaccati interpreti del disegno del cosmo, esclusi dalla possibilità di condividere completamente la creatività delle loro compagne.

Un'eccezione a questa regola esiste, naturalmente: c'è stato, ci ricorda l'autore, un uomo capace di accogliere e comprendere la profondità femminile, di intrattenere con una donna una relazione di straordinaria intimità, capace di far crescere entrambi nella consapevolezza del valore della vita; un terapeuta lui, una donna ricca di sentimenti e (perciò) fragile lei, passata ingiustamente alla storia come una prostituta le cui forme procaci sono state tramandate dai pittori e sospirate dai fedeli annoiati nel corso di funzioni religiose troppo lunghe. I nomi? Cristo e Maria di Magdala. Come modello di comportamento per il genere maschile è un po' impegnativo, indubbiamente, ma pare che nel risvegliare le coscienze (non solo maschili, in verità) abbia avuto, e continui ad avere, un certo successo. Di Marie di Magdala, invece, la storia al femminile sembra averne date alla luce parecchie.

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