Obtorto collo ovvero della supina acquiescenza alla mondanità

e già tutta l'aria imbruna... sembra di percepire nei versi leopardiani l'attesa dell'evento gioioso che si appresta. Ma l'accollativo uomo del nostro tempo attende quasi con terrore queste ore che preludono allo spensierato divertimento che gli verrà imposto . "Il" zappatore vorrebbe sedere alla sua "parca mensa" pensando "al dì del suo riposo?" ma implacabile una telefonata smonta il suo proposito. Sia nell'approssimarsi della festa domenicale, sia nell'attesa dei periodi più lunghi che abitualmente dovrebbero essere utilizzati per una ricarica delle riserve energetiche, il protagonista immaginario delle avventure festaiole, accetta l'ineluttabilità delle traversie mondane, come un pegno per non venir emarginato dal "popolo della movida", accorgendosi tuttavia, proprio durante il trascorrere delle ore del divertimento, che in fondo si tratta di benessere vuoto ed illusorio. Gli autori, ancora di più dei poeti, affrontano in chiave amaramente umoristica, a volte fantozziana, i temi della vanità dell'attesa, descrivendoci "tristezza e noia" che obtorto collo giungono ben prima dell'atteso "diman di festa".