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Il nuovo golem. Come il computer cambia la nostra cultura
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Il nuovo golem. Come il computer cambia la nostra cultura - Giuseppe O. Longo - copertina
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nuovo golem. Come il computer cambia la nostra cultura

Descrizione


Come l'informatica cambia non solo il mondo delle cose, ma anche il nostro modo di pensare. Una sintesi stimolante della rivoluzione informatica, con i suoi vantaggi e i suoi rischi, la sua storia e l'impatto sulla società e sullo sviluppo delle altre scienze.
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Dettagli

4
2003
12 giugno 1998
144 p.
9788842055396

Voce della critica


recensioni di Marconi, D. L'Indice del 1999, n. 04

In un linguaggio semplice e piano, che più semplice e piano forse non si può, Giuseppe Longo, ingegnere e narratore, prova a spiegare anche lui la rivoluzione informatica, riuscendoci meglio di altri. Nella sua presentazione, l’informatica è soprattutto un episodio nel processo di "estroflessione delle conoscenze" iniziato con la scrittura. L’estroflessione consiste nello spostamento di concetti, teorie e informazioni fuori della testa degli uomini e delle donne, su un qualche supporto materiale che rende tutto ciò pubblicamente accessibile (almeno in linea di principio) e manipolabile in vario modo. Rispetto alla scrittura, l’informatica fa un passo in più, perché non sposta fuori della mente soltanto le conoscenze ma anche la capacità di elaborarle. Il fatto che non solo la memoria, ma anche certe funzioni di ragionamento e di calcolo si spostino fuori di noi altera profondamente il nostro ruolo intellettuale; e il collegamento in rete di molte macchine crea un nuovo soggetto di conoscenza, che sta al singolo uomo o alla singola macchina "come il formicaio alle formiche": la Rete sa, e sa fare cose che nessun singolo soggetto sa o sa fare. Peraltro, secondo Longo l’intelligenza delle macchine è fragile e limitata, soprattutto perché esse non hanno un corpo; ed è il corpo il vero soggetto di conoscenza, il vero elaboratore dell’informazione, grazie alla sua capacità di elaborare in modo continuo i segnali provenienti dall’ambiente e di modulare istante per istante le sue risposte. Qualcosa di simile a un’intelligenza artificiale diverrà possibile solo se le macchine saranno dotate di corpi, cioè di dispositivi per la mediazione continua di stimoli ambientali. Qui Longo sostiene tesi largamente condivise tra coloro che oggi si occupano di scienze cognitive, anche se forse esagera un po’ nel minimizzare il ruolo delle competenze innate rispetto a quelle apprese nell’interscambio con l’ambiente, e il ruolo della conoscenza formale, traducibile in informazioni e regole esplicite, rispetto a quello della conoscenza tacita, sepolta nel corpo e forse non esplicitabile. Nonostante qualche concessione alla retorica della "sapienza del corpo" e al tema vagamente oscurantista di "quel che i computer non sanno fare", comunque, Longo evita costantemente il rischio della lagna pseudo-umanistica, senza peraltro cadere mai nel fanatismo tecnologico.

Diego Marconi

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