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Nuove storie dalla corte di mio padre - Isaac Bashevis Singer - copertina
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Descrizione


La pubblicazione raccoglie ventisette racconti autobiografici di Singer ed è considerata la continuazione dell'opera "Alla corte di mio padre". Protagonista è il Beth Din, tribunale rabbinico presieduto dal padre dello scrittore, nei primi anni del Novecento a Varsavia. Istituzione antica e unica al mondo, il Beth Din, una mescolanza fra un sinedrio, un'abitazione, una sede di cerimonie solenni e uno studio psicoanalitico ante litteram, pronuncia le proprie sentenze cercando di conciliare le severe prescrizioni della Legge ebraica con la vita di tutti i giorni. Davanti al tribunale, teatro di tante narrazioni singeriane, sfilano le controversie e le passioni, i dolori e le miserie di un'umanità in conflitto permanente con se stessa.
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Dettagli

TEA
2003
Tascabile
21 marzo 2003
240 p.
9788850203123

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Fabrizio Porro
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Il Beth-Din, una istituzione ormai scomparsa, era l'antico tribunale rabbinico: il luogo nel quale si cercava di coniugare la Legge della Torah scritta, e della Torah orale o Talmud, con la vita di tutti i giorni. A Varsavia, ai primi del Novecento, il Beth-Din era presieduto dal padre di un grande scrittore, Isaac B. Singer. Il Beth-Din aveva la sua sede nella casa in cui abitava la famiglia Singer, Via Krochmalna, situata nel ghetto, che con i suoi cortili, i suoi animali domestici, le botteghe, i bordelli, le case di preghiera, si può ben dire appartenga lla storia della letteratura ebraica scritta in yiddish. La porta si spalancava, e , dal buio, entrava in casa chi veniva a chiedere un giudizio. La descrizione del postulante, o dei contendenti, costituisce la prima parte del racconto: mogli, mariti, giovani esaltati, promessi sposi, spose mancate, spose zoppe, anziani coniugi in vista di divorzio, poveri, ricchi. In casa ci sono tre persone: il rabbino, sua moglie e, nascosto dietro i libri per ascoltare non visto, il piccolo Isaac B. Singer. L'esposizione della controversia è il nucleo centrale della narrazione, la storia. Una riflessione finale, del padre, della madre e del fanciullo, o un aggiornamento di li a qualche anno a seguito della sentenza, è l' epilogo. Il modello ripetitivo è fondamentale: il lettore ha l'impressione di assistere a una celebrazione liturgica eterna. D-o è buono, molto buono. Gli uomini sono molto fragili, peccatori, imperfetti. Così D-o, poiché è inquieto con gli uomini, tarda a mandare loro il Mashiach (il Messia promesso). Però, nell' attesa, non rinuncia a guardare gli uomini dall'alto, a scrutare tutte le loro debolezze e, magari, a dettare qualche parola di saggezza o di perdono. Insomma, D-o è lontano ma anche vicino alla sua creatura di fango: la condanna e la protegge. In quest'ambiguità della misericordia e della lontananza, nella penombra morale, è nascosta una luce pura e infinitamente saggia.

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Fabrizio Porro
Recensioni: 5/5

Il Beth Din, una istituzione ormai scomparsa, era l' antico tribunale rabbinico ovvero il luogo ove si cercava di coniugare la legge della Torah scritta, e della Torah orale o Talmud, con la vita di tutti i giorni. A Varsavia, ai primi del Novecento, il Beth Din era presieduto dal padre di un grande scrittore yiddish, Isaac B. Singer. Il Beth Din aveva la sua sede nella casa in cui abitava la famiglia Singer: una strada, Via Krochmalna, situata nel ghetto, che con i suoi cortili, i suoi animali domestici, le botteghe, i bordelli, le case di preghiera si può ben dire appartenga alla storia della letteratura ebraica scritta in yiddish. La porta si spalancava e, dal buio, entrava in casa chi veniva a chiedere un giudizio. La descrizione del postulante, o dei contendenti, costituisce la prima parte del racconto: mogli, mariti, giovani esaltati, promessi sposi,spose mancate, spose zoppe, anziani coniugi in vista di divorzio, poveri, ricchi. In casa ci sono tre persone: il rabbino, sua moglie e, nascosto dietro i libri per ascoltare non visto, il piccolo Isaac B. Singer. L'esposizione della controversia è il nucleo centrale della narrazione, la storia. Una riflessione finale, del padre, della madre e del fanciullo, o un aggiornamento di li a qualche anno a seguito della sentenza è l' epilogo. Il modello ripetitivo è fondamentale: il lettore ha l'impressione di assistere a una celebrazione liturgica eterna. D-o è buono, molto buono. Gli uomini sono fragili, peccatori, imperfetti. Così D-o, poiché è inquieto con gli uomini, tarda a mandare loro il Mashiach (il Messia promesso). Però, nell'attesa, non rinuncia a guardare gli uomini dall'alto, a scrutare tutte le loro debolezze e, magari, a dettare qualche parola di saggezza o di perdono. Insomma, D-o è lontano ma anche vicino alla sua creatura di fango : la condanna e la protegge. In quest'ambiguità della misericordia e della lontananza, nella penombra morale, è nascosta una luce pura e infinitamente saggia.

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Isaac Bashevis Singer

1904, Radzymin

Isaac Bashevis Singer è stato uno scrittore ebreo-polacco di lingua jiddish, vincitore del Premio Nobel per la letteratura nel 1978. Di ascendenza rabbinica, trascorse l’infanzia nel quartiere popolare di Varsavia dove il padre aveva il suo «Beth Din» (tribunale religioso ebraico): l’esperienza di questo ambiente osservante e avventuroso, domestico e insieme sacrale (rievocato nel libro di ricordi Alla corte di mio padre, 1966), così come gli studi nel seminario rabbinico di Varsavia, furono determinanti per la sua personalità di scrittore, rivelatasi dopo che, nel 1935, si trasferì a New York. Il suo primo romanzo, Satana a Goray (1935), ritrae la tentazione messianica, ossia il sogno mistico-erotico e perverso di cooperare all’infrazione...

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