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Anno edizione: 1999
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Orrendo, forse il libro più brutto che abbia mai letto. L'atmosfera è di una cupezza angosciante e va bene ma qualcosa di diverso, una scintilla, una reazione, qualcosa che faccia capire che tutto non è stato, non è e non sarà per sempre così bisogna metterla! Il personaggio femminile non è in grado di reagire a niente, nessuno conclude nulla per reagire allo sfacelo e alla vuotezza. Ho trovato meno cupo Celine, immaginatevi un po'.
Un libro che da un autore generalmente echitettato come "intellettuale cattolico" non ti aspetti. Pervaso di un pessimismo assoluto, sia di base, esistenziale, che più specificamente indirizzato al periodo storico e sociale vissuto. Sicuramente meno bello di TALK SHOW, meno compiuto nel suo tentativo di essere più esplicito, più diretto. Secondo il mio modestissimo parere Doninelli inciampa in una trama a tratti troppo prevedibile e a tratti troppo forzata. Alcuni personaggi meritavano di essere più sfruttati, più esplorati... Altri risultano delle scontate macchiette stereotipate. Non lo so, che ci siano cose da dire, talento, stile, è fuori discussione. Che artisticamente l'opera sia compiuta ho forti dubbi.
La Nuova Era scava nella violenza dei nostri anni, la violenza che ci avvolge e che si presenta, a volte, sotto le spoglie più insospettabili. Racconta di come, in una vita, la violenza possa entrare da un momento all’altro, per sconvolgerla, per distruggerla, per divenirne padrona. Per raccontare queste cose Doninelli si serve, per esempio, del personaggio di Chiara, una ragazzina stupidotta che scrive vomitevoli raccontini new-age e sul cui corpo sono scolpiti (con un uso del simbolismo per nulla scontato) i segni delle violenze che ha subito (aggiungerei in modo così rassegnato da risultare incomprensibile se non che, davvero, questa ragazza, mi ha dato l’impressione di essere disadattata e fuori di testa: una poveraccia) E non è un caso, credo, che il responsabile di queste violenze sia proprio il figlio di un tutore dell’ordine, di un uomo che la violenza la dovrebbe combattere. Che mondo è mai questo, dove i figli di chi la criminalità la dovrebbe combattere sono criminali loro stessi? Ne La Nuova Era non c’è posto per i sentimenti, anche se ogni riga piange la preoccupazione dell’autore per la storia che sta raccontando. Il professore senza nome, voce narrante del romanzo, è un uomo normale, caratterizzato in modo “sfocato“ che di se stesso dice: “Io piaccio alle donne, e loro sanno di piacere a me. Della mia immensa fragilità, che ho saputo indurire fino a farla sembrare rudezza, questo è l’aspetto più evidente, il punto in cui, come si dice, il ghiaccio è più sottile. Sono un uomo facile al letto e non amo le situazioni pulite.“ E infatti, proprio a causa di una donna, il professore si vedrà crollare davanti la propria vita calma e incolore, in un vortice di violenza e inevitabilità che serra la gola. E il caos predomina sull’ordine delle cose. Ed è la fine.
Recensioni
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