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Notte in bianco - Letizia Vicidomini - copertina
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Notte in bianco - Letizia Vicidomini - copertina

Descrizione


Andrea Martino, "il Commissario buono", è in pensione da un anno, con tutta l'intenzione di godersela tra i nipoti e le sue amate piante. Un giorno di primavera viene chiamato dal suo vice, promosso a capo della squadra: hanno trovato una donna anziana con la testa fracassata, all'interno del suo esercizio di Sali e Tabacchi. Un condominio intero nasconde la storia della tabaccaia, ma il Commissario si lascia catturare dalla vicenda, per dare alla vittima giustizia e pace. Ma chi era davvero quella donna?
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Dettagli

2017
13 giugno 2017
288 p., Brossura
9788832780178

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Elena
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Un giorno di primavera, all’interno di una tabaccheria viene rinvenuto il cadavere di Viola Carraturo, da tutti conosciuta come “la Tabaccaia”. Qualcuno le ha fracassato il cranio e l’ha soffocata premendole un cuscino sul viso. La Carraturo era una donna sgradevole, non dava confidenza a nessuno, non curava la sua igiene personale e tanto meno quella del negozio. Viveva con due nipoti originari di Bergamo, affidati a lei quando per un incidente erano rimasti orfani. Non c’era affetto tra Viola ed i nipoti, due strani personaggi molto schivi e senza amicizie, interessati solo alle sale bingo e le slot machine. L’indagine è affidata al commissario Michele Loffredo che decide di chiedere una mano al suo predecessore ed amico Andrea Martino. Martino, il “commissario buono”, è in pensione da un anno e divide il suo tempo tra i nipoti e le sue amate piante, ma accetta di buon grado di dare il suo contributo perché non si possono cancellare con un colpo di spugna tanti anni di lavoro esercitato con passione. Martino è paziente, educato, discreto, sa entrare in sintonia con le persone che non fanno fatica a confidarsi con lui; e sarà proprio questo che gli consentirà di arrivare alla soluzione del caso scoprendo chi era, o meglio era stata, Viola Carraturo. Tutto ruota attorno alla maternità, a figli perduti o desiderati e mai arrivati, ed alla violenza sulle donne che si manifesta in vari modi, non necessariamente come violenza fisica, ma come costrizione, annullamento della volontà fino ad ingabbiare l’esistenza. La Vicidomini ha una scrittura fluida, non ricercata ma elegante, mi sento di dire che è innamorata delle parole. Come è innamorata di Napoli, città che descrive con immagini vive: pare di sentire i suoni, i rumori, le voci delle persone, anche il profumo dell’immancabile caffè. Ho apprezzato particolarmente le pagine in corsivo: sono pagine di dolore, rimpianto, rimorso, mancanza, delusione, senso di inadeguatezza, sentimenti amplificati dalle notti insonni.

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Voce della critica

 Il sangue del fiore mi segna la mano. Sgomento negli occhi. Si apre lo squarcio. È viola, non rosso, il dolore del cuore.

Quando si termina la lettura di un romanzo che ti lascia pezzi di cuore da ricucire è sempre difficile farne una degna recensione.

Mille sarebbero le parole da dire su questo piccolo capolavoro che in sé racchiude le più svariate sfumature dell’animo umano. Ho pensato a dargli un’etichetta, ma non è possibile! Questo è un noir sì, nerissimo per giunta, ed è carico di poesia, ma non poesia sdolcinata. È poesia dell’anima, è analisi psicologica e introspezione. L’autrice sa toccare argomenti che fanno parte della nostra quotidianità come l’amicizia, l’amore, la fratellanza, la maternità, i rapporti di vicinato, e sa renderli speciali, intensi, profondi.

La storia tragica di Viola Carraturo fa da sfondo all’intera vicenda, ambientata nella splendida Napoli. Una città che ti sembra di vivere leggendola, grazie alle descrizioni delle vie, delle case, delle persone al mercato, nei negozi, agli odori, profumi, rumori fatti anche di chiacchiere e pettegolezzi tra comari. Descrizioni mai pesanti, mai prolisse, sempre messe lì, al punto giusto!

Ho conosciuto Viola detta da tutti “La Tabaccaia”, un soprannome che indica la poca considerazione con la quale veniva vista dal vicinato: una donna dura, sfuggente, mal vestita, sporca, per tutti era quella strana, quella su cui costruire i pettegolezzi più biechi. Ma lei dentro racchiudeva un segreto, un dolore che nessuno poteva capire, né sapere. E attorno a lei, altre figure con drammi e segreti nascosti a loro volta, le ruotano intorno come un vortice.

Dentro, invece, io custodisco l’inferno e i suoi mille rumori, i suoi strepiti, le voci e le urla che nessun altro sente oltre me, che quell’inferno ce l’ho chiuso nell’anima.

Un racconto alternato da parti scritte in corsivo che, ammetto, mi hanno spiazzata e fuorviata più volte nel corso dell’indagine: una, più persone osservano la scena da fuori, raccontando in prima persona e nulla è mai ciò che sembra. Un gioco delle parti perfettamente architettato ad arte per ingannare benevolmente il lettore. Sulla morte violenta di Viola si creano mille ipotesi. Seguiamo l’indagine affiancando il commissario, ora in pensione e dedito al giardinaggio, Andrea Martino detto “il commissario buono”.

L’intera vicenda toccherà profondamente l’animo sensibile dell’uomo, portandolo nel buio del sentimento umano, confrontandosi con il male, contro il quale non sempre si vince, e con la giustizia che non sempre viene fatta e non sempre è quella che pensiamo sia corretto assicurare.

Il tema della maternità mancata, della violenza sulle donne vista sotto l’aspetto sia fisico che psicologico è descritta in modo superlativo, sottolineando anche come spesso queste vittime siano, in fondo, sole in mezzo a tanta gente.

La stragrande maggioranza della gente non cerca condivisione, si esibisce in qualche assolo per attirare attenzione, ma poi non ama il coinvolgimento, si gira dall’altra parte più spesso che può. L’uomo è solo, anche se cammina in mezzo a una moltitudine, pure se c’è qualcuno che l’ama, ed è sempre in cerca di qualcosa che non sa spiegare neppure a sé stesso.

Non voglio dire di più sulla trama. Voglio soppesare l’intensità della scrittura dell’autrice, mai banale, mai superficiale, mai “già vista” e convincere chi mi sta leggendo a prendere in mano questo libro e tuffarsi a piè pari nella storia e passare con essa una indimenticabile ‘notte in bianco‘.

Vi lascio con quest’ultima citazione (ne avrei messe molte altre!) che ho sentito molto mia.

Le notti così inquiete sembrano non dover mai finire, moltiplicano i fantasmi e i pensieri, in una spirale che vortica di continuo.

 

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